Divido il testo con relativo commento in tre parti, affinché sia più chiara la sua spiegazione. Il primo paragrafo, partendo da ciò che l’apostolo ha detto in precedenza ha detto in precedenza, dice come in generale dovremmo vivere come cristiani in questo mondo a seguito della misericordia di Dio che ci ha salvati per sola sua grazia in Gesù Cristo.
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.
Tutto nella società di quel tempo ruotava intorno ai sacrifici, sia nella mentalità religiosa pagana, sia in quella ebraica (prima ovviamente della distruzione del Tempio). Se si leggono le opere classiche, gli antichi greci e romani erano molto pii. Prima di un’impresa c’era un sacrificio rituale. Ed anche nella religione ebraica la grande importanza del Tempio era dovuta ai sacrifici, anche i cambiavalute ad esempio servivano per questa macchina da sacrifici, che era il Tempio di Gerusalemme.
C’erano state anche critiche a questo sistema, ma l’abolizione dei sacrifici è totale con Gesù Cristo, perché ha offerto se stesso per la nostra salvezza e si è sacrificato una volta per tutte.
Quale culto allora si può rendere a Dio? Ecco che possiamo avere solo un culto spirituale. Questo termine non è facile da tradurre può essere culto spirituale o ragionevole o logico (perché dietro c’è l’aggettivo di logos). E dato che noi siamo di Dio, dice l’apostolo, acquistati a caro prezzo, possiamo solo vivere per il Signore, questo è il nostro sacrificio vivente. Non perché ci si debba sacrificare, ma in quanto il culto era legato come dicevamo prima strettamente al sacrificio.
Dunque siamo noi stessi nel vivere cristianamente, nel dedicare la nostra vita al Signore ubbidienti alla sua volontà, ad essere culto al Signore. Il culto non è solo quindi la domenica, ma è la vita stessa del credente vissuta con fede (per questo si dice anche che siamo tutti sacerdoti).(E detto per inciso il culto riformato è stato riformato partendo proprio da qui: senza il sacrificio della messa e senza altro che una predicazione biblica.)
Già, ma come si fa a conoscere la perfetta volontà del Signore? L’apostolo concentra il tutto nella formula di rinnovare la mente, partire dalla grazia di Dio, dalla sua Croce e Resurrezione, considerare tutto a partire da questo punto di vista nuovo (rispetto al mondo).
E questo porta o dovrebbe portare a vivere insieme e in armonia secondo la fede.
Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro.
Vivere insieme si può proficuamente, se si ha un concetto sobrio e se si ha una misura, dice l’apostolo Paolo.
Sobrio non si riferisce affatto ad essere umili e umiliati, si riferisce ad avere un concetto sano delle proprie capacità, così da poter capire che solo insieme agli altri si può raggiungere degli obiettivi.
La misura della fede è di traduzione difficile e così tradotta induce a pensare che c’è chi ha più e chi meno fede. Visto cosa predica di solito l’apostolo, non è questo il senso della frase. Il senso è che ad ognuno è donata fede, una certa comprensione del Signore, ma che nessuno ha tutta la fede della chiesa. Ognuno ne ha una misura, una parte. Anche questo ci fa riconoscere la necessità, non solo della collaborazione, come in tutte le cose, ma anche una collaborazione nel campo della comprensione del Signore, della teologia e dell’esegesi.
Per spiegare meglio gli stessi concetti l’apostolo (come in altre lettere) usa l’immagine (spesso usata a quel tempo) del corpo e delle membra.
In effetti, si dice essere membro di chiesa, perché si parte proprio da questa immagine dell’apostolo. Riconoscere che siamo “membra uno dell’altro”, membra del corpo di Cristo, ci mostra non solo l’interdipendenza, ma anche l’essere sullo stesso piano dinnanzi a Dio. (Considerate che testi come questo che riguardano evidentemente la chiesa, sono stati spesso ripresi però per una visione democratica della società).
Purtroppo sappiamo che, avendo temperamenti e idee differenti, aumentano i problemi di gestione, di vita comunitaria. Non serve essere tutti uguali, anzi. Come stesse membra però c’è da sentirsi parte di un unico organismo, supera le divergenze e integra le differenti sensibilità, anche perché si ha un unico obiettivo il’annuncio dell’evangelo di Gesù Cristo.
L’apostolo poi, per essere ancora più chiaro, mostra la varietà delle vocazioni, capacità, esperienze come un dono grandioso e positivo di Dio.
Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d’insegnamento, all’insegnare; se di esortazione, all’esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia. Romani 12:1-8
La diversità e non l’uniformità è la caratteristica dell’intervento divino, dell’invio dello Spirito. Lo si vede nel Creato che è pieno di multiformi meraviglie e lo si vede nella Chiesa. E qui l’apostolo non fa un elenco completo dei tanti carismi (quella è la parola greca che sta dietro doni). Ma ne mette in mostra alcuni per nostra edificazione.
Anche nel Consiglio di chiesa tutti hanno un’attitudine, una vocazione, una specialità differente. E in tutta la Chiesa e in tutte le chiese è così, tutti sono sullo stesso piano, pur con compiti e chiamate differenti.
Per concludere notiamo che le opere di misericordia è forse qualcosa che riassume ogni caratteristica, è infatti annunciare la grazia di Dio che in Gesù Cristo mostra la sua misericordia e ci salva da ogni disperazione e angoscia. Quanto è importante l’opera dei cristiani contro la disperazione e l’angoscia non è mai troppo evidente.
Ciò però si fa in molteplici maniere che collaborano: riparando il riscaldamento per poterci riunire senza patire il freddo, mettendo a punto piani finanziari, aiutando con una parola o un gesto, facendo una visita, chiedendo scusa…
Ma tutto va fatto e si può fare con gioia! Per questo ringraziamo sempre il nostro Signore Gesù Cristo. Amen
Wir sagen ” Kirchenmitglieder”, weil wir von genau diesem Bild ausgehen, das der Apostel verwendet. Die Erkenntnis, dass wir “Glieder voneinander” sind, Glieder des Leibes Christi, zeigt uns unsere gegenseitige Abhängigkeit, dass wir vor Gott auf derselben Stufe stehen und dass wir dasselbe Ziel haben.
Die Vielfalt und nicht die Einheitlichkeit ist das Merkmal der göttlichen Intervention, der Sendung des Geistes. Dies zeigt sich in der Schöpfung, die voller vielgestaltiger Wunder ist, und es zeigt sich in der Kirche. Und hier macht der Apostel keine vollständige Liste der vielen Charismen (das ist das griechische Wort für Gaben). Aber er führt einige von ihnen zu unserer Erbauung auf.
Das gilt immer, auch im Kirchenvorstand, jeder hat eine andere Begabung, Berufung, Spezialität. Und in der ganzen Kirche und in allen Kirchen ist es so, dass alle Christen auf der gleichen Ebene sind, auch wenn sie unterschiedliche Aufgaben und Berufungen haben. Und das ist grundlegend für eine gute Verkündigung von Jesus Christus.