Nella Genesi è delineata la lontananza da Dio dell’umanità. Il suo peccato di non considerare il proprio Creatore e la sua volontà, e di non voler rispettare né Lui né le altre sue creature. Scartata l’ipotesi di distruggere tutti, come viene presentata nell’episodio del diluvio, si rimane con la domanda: come si realizzerà la salvezza per questa umanità che è contro il suo Creatore?
Al capitolo 12 della Genesi ecco allora come un nuovo inizio, l’annuncio di quello che sarà quasi come un nuovo atto creativo. Stavolta non abbiamo un Noè che deve costruire un’arca e la distruzione degli altri umani, ma semplicemente Abramo che deve partire, errare qua e là, confidando solo nel Signore, per portare avanti la benedizione. Pur nella precarietà, sarà l’inizio della storia della salvezza del genere umano.
Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra».
Genesi 12:1-3
Promessa
Saranno in Abramo benedette tutte le famiglie della terra! La storia della salvezza ha origine da questa storia personale e per i cristiani è chiaro che questa salvezza infine si realizzerà in Gesù Cristo. Gesù è, infatti, della discendenza d’Abramo e la sua salvezza è universale, non è solo per un popolo. Un annuncio che supera la nostra comprensione umana.
Cosa segue lo sappiamo: “e Abramo partì”. Ci concentriamo però oggi sulla promessa. È solo la promessa del Signore che muove la storia.
Certo Abramo sarà ubbidiente al Signore e certo Abramo è un esempio di fede, come si dice anche nel Nuovo Testamento. Ma esempio di fede non vuol dire che Abramo sia perfetto. Quando prende la schiava per avere un erede, quando non dice che Sara è sua moglie…certamente Abramo crede nella promessa di Dio e si fida di lui, ma pensa a fare la sua parte (o qualche trucco se vogliamo) per arrivare allo scopo. Invece il suo comportamento non andrà a buon fine e solo il Signore porterà avanti e a buon fine la promessa. Senza la promessa e senza l’attivo intervento di Dio, a volte misterioso, che volge gli errori a essere utili per la salvezza, nulla saremmo oggi.
Ciò vale ovviamente anche per noi che riceviamo la promessa di salvezza in Gesù Cristo e però non siamo perfetti, anzi titubanti e contraddittori. E noi viviamo per la promessa la nostra vita, il nostro vivere. E il Signore realizzerà la nostra piena salvezza.
Lasciare
La realizzazione della promessa passa attraverso la vita concreta di Abramo e di tanti altri e anche di noi stessi. L’intervento del Signore è infatti in questa storia umana, nella nostra storia e proprio questa umanità e imperfezione di Abramo ce lo mostra come esempio del cammino per fede nella vita.
L’inizio della promessa però è una perdita, un lasciare ciò che si ha per mettersi in cammino per l’ignoto. A volte la conversione al Signore e ai suoi piani passa per un abbandono o una perdita.
A volte c’è bisogno di lasciar andare, di perdere qualcosa, sia essa un’abitudine sia una falsa sicurezza sia una situazione tossica che sembra inevitabile. A volte c’è bisogno di convertirsi.
Quindi possiamo vedere il lasciare anche in senso positivo, non solo negativo. In fondo, questo è un brano contro un mondo visto come prevedibile e immutabile, e Sara e Abramo stavano nel loro quieto vivere, ma non avevano figli, c’era sterilità, non c’era futuro per loro. C’era un senso di fine che si trovava dinnanzi loro, invece all’opposto la Parola del Signore è un’apertura e una promessa per il futuro.
Il Regno di Dio crea nuove possibilità, come nell’annuncio del Cristo. I nostri piani –dunque– possono essere sconvolti dal Signore, in senso positivo, aprendoci al domani. E questa apertura non viene da una fiducia nel mondo, affatto, ma dalla fiducia nella promessa di Dio, nel suo intervento.
Comunità
La benedizione di Abramo è del tutto particolare, ma particolari sono le benedizioni del Signore che ci raggiungono o ci raggiungeranno. Magari, il Signore interverrà per situazioni che a noi sembrano bloccate e oramai concluse. Non dobbiamo perdere la fiducia nelle possibilità che il Signore ci apre davanti.
La promessa per Abramo, ma direi per ogni credente, però crea comunità. La benedizione non è solo individuale o familiare, ma per l’umanità tutta. In generale, siamo resi fonte di benedizione per gli altri, al pari di Abramo. Questo è forse il tratto caratteristico delle tante benedizioni che il Signore ci concede. Ciò dà una dimensione nuova al nostro vivere quotidiano. E preciso quotidiano, non generico, ma giorno per giorno. Certo non siamo come Abramo, ma essere di benedizione riguarda ogni singolo essere umano. Perché l’umanità va avanti solo con il concorso di tutti.
Spesso si dimentica nella nostra società piuttosto individualista e spesso dominata solo da criteri economici che il singolo da solo è niente. Un capo d’azienda viene idolatrato e guadagna mille volte di più dell’ultimo dei dipendenti, come fosse da solo a mandar avanti la ditta e non ci fossero altre migliaia di dipendenti che vi lavorano facendo la loro parte. Si dimentica alle volte che quello che abbiamo oggi viene da quello che hanno fatto in passato -spesso con fatica- quelli che ci hanno preceduto, e ciò che possiamo fare e avere dipende da quello che altri fanno in contemporanea nel mondo.
In questa visione di corresponsabilità, di mutua dipendenza, che non esclude nessuno, anzi vivifica il ruolo di ognuno e di ogni dono di ognuno, che comprende la dignità di ogni essere umano, si inizia a capire di poter essere sempre di benedizione agli altri.
Questo vale per ogni persona. Come cristiani vi aggiungiamo anche il ruolo di annunciatori di grazia, con parole e con l’esempio. È la grazia di Dio in Gesù Cristo che ci segue e ci sostiene, che realizza la promessa per ognuno di noi. E l’annuncio di questa grazia è la molla per il futuro e il nuovo, del non arrendersi di fronte alle difficoltà e all’ignoto, ma invece dell’essere di benedizione. E questa parola di gioia e di grazia per il nostro domani, qualunque esso sia, vogliamo farla nostra oggi e in futuro, ricordandoci d’Abramo nostro precursore, che ebbe fiducia nelle promesse meravigliose di Dio. Amen