Senza stancarci

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Eccoci ancora ad una parabola di Gesù. Una di quelle che, a prima vista, sorprendono perché troviamo che uno dei protagonisti è un giudice. E l’immagine del giudice è spesso associata al Signore, ma qui non è affatto il Signore e il giudice è del tutto ingiusto. Il significato della parabola è spiegato nell’introduzione e nella domanda finale di Gesù.

(Versione solo audio)

Propose loro una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi: «In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno; e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: “Rendimi giustizia sul mio avversario”. Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa”».

Il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?»

Luca 18:1-8

La parabola, dunque, vuole incoraggiarci a pregare sempre e senza stancarci. Quattro osservazioni:

a) Ci sono molte preghiere che vengono esaudite, magari in modo differente da quanto ci aspetteremmo. Ma non bisogna pensare che le richieste non esaudite siano state respinte. Non hanno ancora ricevuto risposta, ma sappiamo che i tempi umani sono differenti da quelli di Dio (come ci si ricorda nella II Pietro 3:8).

b) La parabola incoraggia a che la preghiera sia ripetuta e ripresentata. Forse perché una richiesta realmente sentita (e giusta) rinasce nel nostro cuore ogni giorno. Certo sappiamo che non è dal numero delle parole che vale una preghiera, ma d’altra parte non è che una richiesta fugace e poco ponderata possa essere di solito una reale preghiera, Una vera preghiera è qualcosa che va oltre un momento quasi sovrappensiero, deve essere una richiesta sentita.

c) La preghiera come dialogo con il Signore, di cui si legge nella Scrittura, indica che per la preghiera accorata di un essere umano il Signore interviene e addirittura cambia idea! In un certo senso questo è un mistero dell’azione di Dio, ma qui sta anche la grandezza del Dio di Gesù Cristo, rispetto al Dio dei filosofi. È un Dio che ascolta e si coinvolge, non un Dio Creatore sì, ma imperturbabile e che si disinteressa delle creature coinvolte nel suo meccanismo perfetto. Un Dio di grazia, dunque, a cui proprio per questo va resa da noi onore e gloria.

d) Una reale preghiera è sentita, e quindi anche ripetuta, quando chiede qualcosa di legittimo. Quando ad esempio –come nella parabola– chiede giustizia. E giustizia non è solo una questione di giurisprudenza, e nemmeno solo di rapporti personali, ma il tema della giustizia, che attraversa tutta la Scrittura, è anche ciò che dà senso alla nostra vita umana.

Ad esempio: veder morire dei giovani non si accetta, non solo per le tante occasioni che la vita poteva riservare a quella persona, ma perché lo si avverte sostanzialmente come una profonda ingiustizia. Ancora: il dittatore che la fa franca o il mafioso sempre impunito, non è solo questione di giudizi storici o di tribunali, ma è qualcosa che ci fa gridare al cielo per l’ingiustizia vista la sequenza di omicidi e crimini…Per questo si eleva una preghiera accorata, sapendo dell’ingiustizia nella storia dell’umanità, al confronto di quella voluta da Dio, nostro Creatore.

Regno

La preghiera nel senso di chiedere giustizia in senso ampio, può essere intesa come un precisare e modulare in vari modi la richiesta del Padre nostro: Venga il tuo Regno.

Contro la malattia che ci fa soffrire, noi preghiamo il Signore che venga a regnare contro uno dei suoi nemici: la malattia che limita, deturpa e toglie vita.

E le preghiere, impossibili dal punto di vista terreno, quando ormai c’è stata la morte o il tempo si è perduto ed esaurito, sono una richiesta che nel Regno di Dio ogni cosa infine avrà una conclusione e una ragione. Sarà fatta giustizia nel senso più ampio del termine e di come noi istruiti dalla Parola di Dio lo avvertiamo.

Mi permetto una parentesi: è per questo, che nonostante il fascino dell’annuncio di un Dio che tutto perdona, chi soffre e subisce l’ingiustizia e la vede trionfare beffarda, accoglie con gioia le parole di giudizio finale del Signore. Non basta dire: “poi saremo tutti morti e non vi penseremo più” oppure “da risorti avremo dimenticato ogni cosa”. Ne va del senso non solo della vita personale, ma di tutta la storia umana. Certo ci sarà perdono grazie alla croce di Gesù Cristo che paga per le colpe umane, ma deve esserci anche giustizia ovviamente secondo il Signore e non secondo noi, per poter avere vera pace.

Come vediamo nella parabola la richiesta di giustizia della vedova non viene meno, ella non si stanca. In questo senso la parabola diviene anche un non stancarsi di pregare per l’arrivo del Regno di Dio. E questo diviene un modo di vivere dei cristiani. Se viene meno la preghiera del Regno, infatti, viene meno la disponibilità verso di esso. E quindi, anche se la vera giustizia si avrà solo alla fine dei tempi, non deve venir meno il cercare fin d’ora giustizia.

Troverà fede?

Forse proprio a questa fede nel ritorno del Signore per fare giustizia, nell’arrivo del Regno, che si riferisce l’inquietante domanda finale. Quando all’improvviso il Signore tornerà sulla terra troverà fede, troverà i cristiani che ancora lottano e credono alla giustizia di Dio?

La fede nel Regno di Dio non è una fede consolatoria, nel senso che rimanda ogni cosa alla fine dei tempi, ma è fede che prega e lotta per la giustizia, pur sapendo che la vera giustizia arriverà solo alla fine dei tempi.

Notiamo come il giudice iniquo è descritto come uno che non teme Dio e non ha rispetto per nessuno. La domanda finale è forse un invito a non divenire come il giudice iniquo. Non solo nel non essere ingiusti, ma anche a non rassegnarci all’ingiustizia, né ad arrenderci o far finta di niente se l’ingiustizia non tocca noi.

L’invito a pregare diviene allora l’invito a vivere pregando, a vivere cercando giustizia e amore, a vivere nel timore dell’Eterno, nel rispetto di Dio. Amen


Er erzählte ihnen aber ein Gleichnis, um ihnen zu sagen, dass sie allezeit beten und darin nicht nachlassen sollten: In einer Stadt gab es einen Richter, der Gott nicht fürchtete und keinen Menschen scheute. Und in dieser Stadt gab es auch eine Witwe, die immer wieder zu ihm kam und sagte: Verschaffe mir Recht gegenüber meinem Gegner! Eine Zeit lang wollte er nicht. Danach aber sagte er sich: Wenn ich auch Gott nicht fürchte und keinen Menschen scheue – dieser Witwe will ich, weil sie mir lästig ist, Recht verschaffen, damit sie am Ende nicht noch kommt und mich ins Gesicht schlägt.Und der Herr sprach: Hört, was der ungerechte Richter da sagt! Sollte nun Gott seinen Auserwählten, die Tag und Nacht zu ihm schreien, nicht Recht verschaffen, und sollte er ihre Sache aufschieben? Ich sage euch: Er wird ihnen Recht verschaffen, und zwar unverzüglich. Bloss – wird der Menschensohn, wenn er kommt, den Glauben antreffen auf Erden?

Lukas 18:1-8

Zusammenfassung der Predigt Das Gleichnis soll uns ermutigen, immer zu beten, ohne müde zu werden. Anfragen, die noch nicht beantwortet wurden, sollten nicht als abgelehnt betrachtet werden. Außerdem ermutigt uns das Gleichnis, das Gebet zu wiederholen und zu wiederholen, weil es für uns wirklich wichtig sein muss. Und unser Herr ist nicht desinteressiert, sondern offen für den Dialog und das Eingreifen. Oft wird in einem wiederholten Gebet um etwas Rechtmäßiges gebeten: Im weitesten Sinne wird um Gerechtigkeit gebeten.

Die Bitte um Gerechtigkeit ist wie die Bitte: Dein Reich komme. In diesem Sinne wird das Gleichnis auch zu einer Aufforderung, nicht müde zu werden, für das Kommen des Reiches Gottes zu beten. Und damit wird es zu einer Lebensweise für Christen. Wenn das Gebet für das Reich Gottes scheitert, dann scheitert auch die Bereitschaft zur Gerechtigkeit. Auch wenn die wahre Gerechtigkeit erst am Ende der Zeit eintreten wird, dürfen wir es nicht versäumen, jetzt nach Gerechtigkeit zu suchen.

Die beunruhigende letzte Frage bezieht sich vielleicht gerade auf den Glauben an die Rückkehr des Herrn, um Gerechtigkeit zu üben. Wenn der Herr plötzlich auf die Erde zurückkehrt, wird er dann Glauben finden, wird er Christen finden, die noch kämpfen und an Gottes Gerechtigkeit glauben? Das Gleichnis wird dann zu einer Aufforderung, im Gebet zu leben, nach Gerechtigkeit und Liebe zu suchen, in Achtung vor Gott zu leben.


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