Pandemia e teologia

Qui trovate una rielaborazione della traccia del mio intervento al Sinodo CERT del 29 maggio 2021.

Introduzione

L’approccio teologico, anzi di fede, delle chiese alla pandemia mi ha un poco sorpreso.

Intanto, si sapeva già da anni del pericolo della pandemia, non solo a livello federale (come rivelato dall’NZZ i servizi segreti da anni l’avevano messa in conto come probabile minaccia alla nazione), ma anche come persone informate: c’erano e ci sono tutti i progetti per l’ebola (si legga ad esempio: Maurizio Barbeschi, Fare i conti con l’ignoto, Mondadori 2016), per non parlare della aviaria e della suina da cui ci eravamo salvati. Anzi si può dire che soprattutto l’aviaria ne era stata la prova generale avevamo già imparato a starnutire nel gomito e alle precauzioni ad entrare nelle case anzieni. Però, al giungere della pandemia si è risposto come se fosse un avvenimento del tutto imprevedibile. E quindi di conseguenza come se, come chiese, dovessimo dire qualcosa di clamoroso, dare un’interpretazione di fede e teologica di un fenomeno così normale, in mondo così connesso. (Che ci insegni molto del nostro rapporto con la natura o della complessa interdipendenza del nostro mondo è interessante ma solo in parte “teologico”).

Dal punto di vista teologico, presento allora di alcuni aspetti che si sono ascoltati: la punizione di Dio e l’apocalittica, il complottismo e infine il dare aiuto.

(Ho letto fra l’altro il libro di Tom Wright, peraltro pubblicato dai GBU: Tom Wright, Dio la pandemia e noi, Edizioni GBU 2020) Wright aveva scritto un articolo molto criticato, anche sui social nostrani, ma il suo libro anche se non così eccezionale ha alcuni aspetti interessanti: il lamento e l’azione di aiuto.)

Punizione divina

Quando qualcosa di così negativo succedeva, nel mondo pagano in Grecia o a Roma, c’era l’idea era che non si fossero offerti i giusti sacrifici; o che non si fossero dette le giuste preghiere…

Qualcosa di simile lo ritroviamo nell’Antico Testamento, ad esempio:

Levitico 26:23-25 E se, nonostante questi castighi, non volete correggervi per tornare a me, ma con la vostra condotta mi resisterete, anche io vi resisterò e vi colpirò sette volte di più per i vostri peccati. Manderò contro di voi la spada, che farà vendetta per la trasgressione del mio patto; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo a voi la peste e sarete dati in mano al nemico.

Come sappiamo anche la sconfitta e l’esilio del Regno di Giuda (e prima di quello di Israele) sono visti dai profeti come una punizione divina che si realizza. Sono da osservare tre cose.

1) Il primo punto è che la punizione del Signore non è qualcosa di automatico, ma solo alcune particolari situazioni vengono viste in questo modo dai profeti, che si prendono anche la responsabilità di dirlo.

2) Secondo. Un’idea di punizione mondiale, non verso il popolo eletto o precisi destinatari, sembra assolutamente fuorviante. Inoltre, quando c’è di mezzo qualcosa del genere, forse con un po’ con leggerezza affermando la punizione divina ce la prendiamo infine con le vittime, come se fossero loro i colpevoli.

3) Terzo. Noi veniamo dopo Gesù Cristo e siamo cristiani e come ci dice la parabola dei cattivi vignaioli, sono finiti gli “avvertimenti”. E tutta la dimensione della sofferenza e della malattia, non solo non è legata al peccato, al concetto di retribuzione, come quando Gesù parla di quelli travolti della torre di Siloe, ma tutto va visto partendo dalla croce di Cristo, solidale con gli uccisi e gli oppressi.

Infatti, con l’apostolo Paolo ci ricorda che:

Romani 8:22-23 Sappiamo infatti che fino ad ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo.

Se siamo degli ottimi cristiani, non è che siamo per forza in salute e sprizzanti di gioia. Anzi. Anche se abbiamo tutte le primizie dello Spirito gemiamo e siamo travagliati.

Eppure, noi possiamo anche lamentarci e pregare il Signore, come spesso nei salmi avviene, dall’abisso della nostra sofferenza, e non sentire il Signore nemico, ma amico a noi vicino.

Apocalittica

Per alcuni cristiani però (ho anche ricevuta una lettera in tal senso da un comitato cristiano svizzero), non è questione di punizione di Dio, ma dell’Apocalisse che sta iniziando. Il marchio della bestia sarebbe il vaccino. Qui, anni di propaganda dei Tstimoni di Geova, hanno inoculato la superbia di sapere quali siano gli ultimi tempi.

Ce ne sono di passi che ci mettono in guardia da questo. Ad esempio:

Matteo 24:6-8 Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie [, pestilenze] e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori.

Notate che sembra che un copista abbia aggiunto pestilenze, come qualcosa di ovvio, in quell’elenco del versetto.

Ma soprattutto ricordiamo che l’ultimo nemico sia proprio la morte.

I Corinzi 15:24-26 poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna che egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte.

Complottismo

Oramai è un proliferare di complottisti ai più vari livelli, che spesso sono collegati alla visione apocalittica.

Da una parte si dice che ciò è alimentato dai social network. Ciò è vero, ma non bisogna dimenticare che ci sono agenzie governative e partitiche che mettono in giro notizie non verificate, false, che incutono timori (tecnica del FUD) che poi vengono amplificate.

Il problema sociologico (e per me quindi anche teologico) è: perché i cristiani ne sono più soggetti di altri gruppi sociali?

Certo c’è l’influenza della politica americana in cui con il complottismo si spostano voti e dato che i cristiani evangelici hanno una certa struttura organizzata di consenso (non c’è solo un appoggio di esponenti in vista di chiese, ma addirittura ai tempi di George Bush, una persona a suo tempo mi informò che noi come evangelici avevamo nel presidente e vicepresidente degli Stati Uniti i nostri capi!), alcuni politici picchiano duro con slogan e falsità. E il riflesso si ha poi anche in Svizzera su cui arrivano sui cristiani i riflessi politici statunitensi (in barba all’indipendenza di giudizio).

Però dal punto di vista teologico è essenziale l’idea di essere separati dal mondo. Molti “evangelicali” costruiscono teorie di una cultura separata cristiana: non siamo del mondo e quindi rifiutiamo il mondo. Poi tutti usano i telefonini, ma sospettano dei vaccini.

Questo non dovrebbe aver senso per le chiese riformate, non solo perché sono cantonali, ma perché pur con idee differenti e a volte in atteggiamento critico si immaginano come parte della società, non come un corpo separato, ma parte del popolo.

Mi potete dire che il raffronto è però contro la scienza. Ma perché si è contro la scienza? Perché ancora c’è il retaggio di un attacco della scienza alla fede, che era vero in epoca positivistica, ma non lo è più attualmente, tranne pochi atei militanti e superficiali pregiudizi. Il perché di questo essere contro la scienza, ma qui il campo si allagherebbe troppo, trova un fondazione nell’idea che affermare la verità della Bibbia sia equivalente a leggerla alla lettera. Ciò ha inquinato la lettura della Scrittura e porta ad un isolamento a-scientifico.

Aiutare

Prima di tutto ciò che dobbiamo fare è pregare. Pregare per comprendere la situazione e poi per essere inviati nel mondo come messaggeri del Signore. E cosa c’è oltre la preghiera? C’è l’aiutare il nostro prossimo, vediamo un piccolo passo, quasi di passaggio:

Atti 11:27-30 In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea. E così fecero, inviandola agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo.

Non si chiedono come mai Dio mandi una carestia, ma organizzano una sovvenzione! Sempre i cristiani sono stati così, hanno creato ospedali e lazzaretti, orfanotrofi e case di cura. Abbiamo le competenze e la preparazione, oltre che la vocazione.

Ma non c’è solo da curare, c’è anche una responsabilità di prevenire e aiutare più in generale.

Vaccino responsabili

Ho due medaglie sul braccio, come molti, a dire il vero ormai per l’età si sono un po’ logorate, ma un tempo erano ben evidenti.

Erano gli anni settanta quando andai a fare il richiamo del vaccino contro il vaiolo, una delle più antiche malattie infettive umane. Come potete immaginare, avendo sui dieci anni ero un po’ titubante e non particolarmente motivato nel farmi vigorosamente pungere il braccio. Ricordo la giornata di sole e le parole di qualcuno che rispondeva alla mia domanda sul perché vaccinarsi per una malattia che in in Europa non c’era più. E la risposta fu duplice. Primo perché in Pakistan e in altri paesi mieteva ancora vittime. Secondo: perché si voleva sconfiggere per sempre la malattia. Ciò mi diede una fiera motivazione per vaccinarmi.

Il vaiolo fu dichiarato poi eradicato nel 1979. E insieme a milioni di persone porto due medaglie, senza essere stato eroico, per aver vinto quella battaglia.

Allora vaccinarsi lo facevamo per i pakistani, per i somali, oggi vaccinarsi (che ha sempre un piccolo elemento di rischio) lo facciamo per i nostri anziani, per i giovani che hanno patologie o debolezza contro il virus, lo facciamo per la società (come dimostra la ripresa delle nazioni con alto tasso di vaccinati) e anche per la nostra economia, per ristoratori, artigiani, musicisti… Ci sono cristiani, però, che dicono “a me non importa, non serve, è un complotto…” e alle contestazioni rispondono fieri: “e soprattutto ho la mia libertà“…altro che prima i nostri, siamo al prima io, e solo io, altro che quella responsabilità individuale che decantiamo.

Invece di annunciare complotti apocalittici, i cristiani dovrebbero con semplicità dare prova di amore verso il prossimo, che in un mondo interconnesso non è solo il vicino di casa, questo sarebbe un messaggio compreso da tutti.

(Quest’ultimo paragrafo: Vaccino resonsabili, è stato pubblicato come articolo su LaRegione)


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