Al capitolo 13 degli Atti degli apostoli, troviamo un resoconto di un viaggio missionario di Paolo e Barnaba, al centro del quale abbiamo il discorso di Paolo nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, una città che si trovava all’interno dell’attuale Turchia.
Il discorso, riportato da Luca alla maniera degli antichi storici di cui Luca fa parte, non è una trascrizione di quanto detto, ma un sunto dei punti salienti, di ciò che a quel tempo Paolo usava dire, è quindi sintetico.
Barnaba e Paolo si recano, dunque, di sabato in sinagoga al culto e lì Paolo viene invitato a parlare. Paolo comincia a parlare agli ebrei lì riuniti, riprendendo la storia del popolo di Israele per mostrare come la storia tendesse a Gesù Cristo come Salvatore. Poi prosegue dicendo:
Fratelli, figli della discendenza di Abraamo, e tutti voi che avete timor di Dio, a noi è stata mandata la Parola di questa salvezza.
Infatti gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi non hanno riconosciuto questo Gesù e, condannandolo, adempirono le dichiarazioni dei profeti che si leggono ogni sabato. Benché non trovassero in lui nulla che fosse degno di morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutte le cose che erano scritte di lui, lo trassero giù dal legno e lo deposero in un sepolcro. Ma Dio lo risuscitò dai morti; e per molti giorni egli apparve a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, i quali ora sono suoi testimoni davanti al popolo.
E noi vi portiamo il lieto messaggio che la promessa fatta ai padri Dio l’ha adempiuta per noi, figli, risuscitando Gesù, come anche è scritto nel salmo secondo: “Tu sei mio Figlio, oggi io t’ho generato“. Siccome lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia più a tornare alla decomposizione, Dio ha detto così: “Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse fatte a Davide“. Difatti egli dice altrove: “Tu non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione“. 36 Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, si è addormentato ed è stato unito ai suoi padri, e il suo corpo si è decomposto; ma colui che Dio ha risuscitato non ha subìto decomposizione. Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunciato il perdono dei peccati; e, per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè.
Atti 13:26-39
La base della salvezza
Il discorso di Paolo si basa ovviamente su una rilettura, in funzione cristologica, della Scrittura di Israele. Non poteva che essere così, visto che è durante il culto nella sinagoga.
Ciò porta ad un dato fondamentale: la salvezza in Gesù Cristo è un proponimento del Signore che Egli ha portato avanti nella storia fino a compimento in Gesù Cristo. Non è un accadimento fortuito, bensì centrale e fondante.
Testimoniamo ancora oggi nel cambiamento di calendario, prima e dopo Cristo, come sia la cosa più importante della storia umana, ma a volte sembra sottaciuto, dimenticato.
La base della salvezza viene indicata qui nella risurrezione di Gesù. La croce appare come una conseguenza del fatto che non sia stato riconosciuto Gesù come il Messia davidico che doveva venire. Ovviamente, non è che la croce come presa in carico dei nostri peccati non fosse importante, poi c’è infatti l’annuncio di perdono, ma Paolo -nella concisione del messaggio- si concentra sulla base del lieto messaggio. E la resurrezione di Gesù testimoniava il fatto che Gesù fosse il prescelto, era il giusto che veniva riscattato dal Signore, e quindi era l’adempimento di ogni promessa di salvezza.
Di vera salvezza: infatti, il riferimento ai testimoni del Risorto fra Pasqua e Ascensione, coloro che l’avevano conosciuto bene fin dalla Galilea, parla dell’identità del Risorto proprio con Colui che era stato messo in croce e quindi dell’effettiva realtà della risurrezione.
L’attesa della salvezza
Il discorso agli ebrei si basava ovviamente sulla rivisitazione della storia del popolo di Israele e quindi sull’annuncio che Colui il quale stavano aspettando fosse giunto. Noi questo lo ripetiamo spesso, proprio perché molti testi ne parlano e, attribuendo noi grande importanza alla Scrittura, è non solo giusto, ma anche proficuo.
Mi domando però, quando oggi si pensa a chi è lontano dalla chiesa evangelica, cosa senta e cosa ne capisca. Non è tanto questione di storia, che questa si può spiegare, quanto dell’attesa di una svolta, come quella che avevano gli ebrei in quei tempi. La frase: “noi vi portiamo il lieto messaggio che la promessa” è realizzata, suscitava subito grandi attese, da verificare, ma che non poteva lasciare indifferenti.
Mi chiedo oggi quanti pensino che ci sia realmente la possibilità di una svolta radicale per la loro vita. Forse se vincessero alla lotteria, forse se guarissero da grave malattia…ma una svolta profonda e così radicale come essere salvati dall’annullamento e dall’oblio? Nonostante secoli di cristianesimo, chi l’aspetta? Con scetticismo metodico, molti in questo nostro mondo sembrano affermare con le loro stesse azioni, che tutto infine muore. E non si attende perciò più niente di nuovo e realmente valido.
Ecco penso che la lieta notizia vada accolta e annunciata con gioia e con l’appello a non rassegnarsi, anzi a scommettere sul domani. E ciò si può fare non tanto a parole, ma vivendo da cristiani, nella convinzione che Gesù Cristo è sempre vivente e il suo messaggio sempre attuale.
Salvezza per tutti
Il fatto che l’apostolo parli proprio della non-decomposizione, sottolinea come il Cristo sia il Vivente, e che sia effettivamente in ogni tempo il Salvatore. La risurrezione ci parla dunque della potenza di vita del Signore.
Si noti che la promessa di salvezza fatta ad Abramo e ai patriarchi, rinnovata all’interno della storia di Israele, fosse stata intesa come una promessa di vita per il Regno di Israele, una sorta di vittoria in armi del popolo del Signore, non come qualcosa di realmente nuovo e valido per ognuno e per ogni tempo. Forse qui sta la base dell’incredulità di molti ebrei di quel tempo.
Invece era qualcosa di totalmente nuovo. Se avete presente alcuni discorsi che vengono fatti per celebrare la vittoria in una guerra, essi parlano di una vittoria, del benessere che una nazione ha acquistato per mezzo di essa, ma sappiamo che i morti per quella guerra sono ormai morti e che non tutti ne trarranno in realtà grandi benefici. Invece, la salvezza donata da Gesù Cristo ha valore per ogni persona che si affida a Lui e ha valore anche al di sopra la morte.
La salvezza cambia la vita
Il nostro annuncio cristiano, dunque, deve essere segnato da questa fondamentale speranza che è quella di vita eterna. Ci dobbiamo concentrare sul fatto che Gesù Cristo è il Vivente, che il Signore è vittorioso anche sulla morte, tralasciando immagini ed anche espressioni che alle volte sono mal comprese dai nostri interlocutori. Questa fiducia nel Vivente è vero ravvedimento, nel senso di una vera inversione di marcia della nostra esistenza.
I cristiani sono quelli che si fidano dei testimoni e che si fidano della promessa di Dio di vittoria definitiva sulla morte e sul nostro annullamento.
Anche qui, (oltre che ad esempio nei Galati) l’apostolo ricorda che le opere della Legge nulla possono per darci vita. Ma per quanto interessante sia il dibattito sul contrasto fra grazia e legge, tutto cambia quando consideriamo che la motivazione della vita del credente dovrebbe essere questa promessa, mantenuta in Gesù Cristo, mantenuta per ognuno che si affidi a Lui.
La Legge si segue per obbligo, infatti, ma l’affidarsi alla vita, sapendo che questa viene salvaguardata dal nostro Signore e infine riscatta dalla morte, è il motivo per vivere, è l’energia per affidarsi al Signore.
Sembra a volte che ci sia più tempo che vita, come si usa dire, a volte sembra che la vita sia in fondo troppo instabile e debole per buttar lì tutte le nostre forze. Certo possiamo essere stanchi, ma come cristiani mai rassegnati. Quando si pensa che la vita possa andare avanti e vincere, si sta già agendo seguendo il comandamento dell’amore, che tutta la legge racchiude.
Certamente bisogna comprendere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e in questo ci aiuta la Legge. Ma il perché noi agiamo e viviamo é nella promessa che proprio il vivere stesso è ciò che non ci sarà mai tolto. Amen