L’attesa del Messia, come sappiamo, veniva dai testi degli antichi profeti, in cui il discendente di Davide, non era più solo un semplice, sia pure buon re, ma un re messianico, speciale, che avrebbe regnato per sempre e che sarebbe stato risolutivo per ogni gente.
Fra i testi messianici, spicca il testo del profeta Isaia 9:1-6, il testo della predicazione di questa sera. In questo testo, infatti, si dice che questo Messia è un “bambino che ci è nato”. Non desta meraviglia che i cristiani lo abbiano visto come l’annuncio di Gesù Cristo, che si incarna e viene in mezzo a noi, nella storia umana.
Leggo e commento il testo, versetto per versetto.
Isaia 9:1-6 Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte la luce risplende.
La situazione nel tempo di Isaia è assolutamente instabile e precaria. La guerra e la catastrofe si stanno avvicinando, le tenebre che avvolgono il popolo, sono nazionali e personali, essendo legate alle sorti del regno di Giuda circondato dai nemici e dalla guerra, che travolgerà ogni cosa. Ma su questo popolo una luce risplende.
Quel paese dell’ombra della morte sembra oggi facile associarlo al nostro presente. La pandemia pesa sulle prospettive personali e sociali come un’ombra, che vela i nostri pensieri e i nostri progetti per il futuro.
E quest’ombra si fa sentire su giovani e anziani, sulle persone e sulle imprese, sulle iniziative, sulle prospettive di un ritorno ad una situazione più sana e libera.
Non sono situazioni nuove nella storia umana, ma un conto è leggerle sui libri, un conto viverle di persona.
Così, all’epoca di Isaia come in tante altre, si attende un grido, come: “la guerra è finita!” Si attendono sempre annunci, quante e quante volte sperati, come: la fine della guerra, reale o simbolica, ma anche l’annuncio della fine della carestia o della pandemia o della catastrofe… Si attende la luce che brilla nelle tenebre degli sconvolgimenti naturali, ma più spesso della follia umana.
Questa luce, che è annunciata dal profeta Isaia come già fosse presente, è in realtà un proclama in cui il profeta vede: vede oltre il presente e l’immediato futuro. Vede lontano, ma insieme vede per sempre. Vede, magari anche in modo confuso, ma vede che il Signore è all’opera, che il Signore arriva, che il Signore è fedele alle promesse di gioia per tutto il popolo:
Tu moltiplichi il popolo, tu gli elargisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino.
“Tu elargisci grande gioia”, il popolo “si rallegra in tua presenza” vedete come è centrato sul Signore, come se: i re ci hanno deluso, i capi politici non sanno bene cosa decidere, i generali ci hanno illuso che la guerra finisse presto, i principi della finanza hanno volatilizzato i nostri risparmi (sì c’era anche allora l’inflazione galoppante in tempi di crisi), i vicini ci hanno tradito, i medici erano impotenti, miseria e ignoranza ci fanno affondare… come anche superficialità ed egoismo, fanatismo e terrorismo… serve il Signore stesso, solo Lui presente può elargire una grande gioia, la grande gioia che tutto il popolo avrà, quella annunciata dall’angelo ai pastori ancora un po’ timorosi.
Notate come il profeta, per parlare della gioia, usi l’immagine dell’allegria della mietitura. È la festa per eccellenza degli agricoltori, che mettono finalmente al sicuro un anno di lavoro, il frutto dei campi senza che grandine o fuoco possano rubarlo. Un’immagine di abbondanza.
Ma insieme c’è l’immagine del bottino di guerra, che quasi stona in quest’annuncio di pace, ma che dentro una società sempre in guerra è ovvia, e parla alla pancia del popolo affamato. Ma, ora arriva la fine della guerra:
Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percuoteva il dorso, la verga di chi l’opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian.
Qui abbiamo il riferimento al racconto di Giudici su Gedeone, un racconto in cui attraverso, una persona pavida e però furbesca, il Signore sconfiggeva tanto tempo prima i madianiti. Ora Madian non c’è più, ma c’è l’Assiria e poi ci sarà Babilonia. La situazione è trasfigurata, ma concreta. La profezia, infatti, parla dei problemi reali del suo oggi, delle situazioni concrete degli ascoltatori. Però in realtà, parla anche per ogni tempo.
(Questo ci porta ad una riflessione, alle volte per annunciare Gesù Cristo tendiamo ad essere generici, perché vorremmo comprendere tutti i vari e tanti problemi. A volte dobbiamo invece essere puntuali, specifici, sapendo che rischiamo di sbagliare, ma acquistando incisività nel portare il messaggio dell’evangelo al cuore del disagio dei contemporanei.)
Il testo però va avanti. E anche il bottino di guerra che dicevamo prima stonava, diviene un niente a fronte di ciò che arriva. Perché adesso vengono spezzate le armi, non per vincere una guerra, ma perché tutti abbiano pace.
Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia, ogni mantello sporco di sangue saranno dati alle fiamme, saranno divorati dal fuoco.
La guerra è finita davvero, con le fiamme dei mantelli sporchi di sangue. Si vuole infatti dire che passerà anche il male che il ricordo dà, il male di ingiustizie, di atrocità e di violenze: perché le cose di prima sono passate (Apoc 21:4)
Come è possibile tutto questo? Quando e come è avvenuto il misericordioso intervento di Dio che il popolo. ogni popolo e ogni persona aspetta?
Ed ecco la risposta, misteriosa e grandiosa insieme, del profeta che vale allora, che vale oggi, che a Natale festeggiamo:
Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Un bambino ci è nato! Sarà stata per Isaia un’immagine poetica? Un bambino che nasce porta con sé tutte le speranze e le attese dei suoi genitori e se destinato ad essere re, le attese di tutto il popolo.
Non è solo immagine, però, ma anche profezia. Netta senza tentennamenti. Il profeta è così: non solo spera, ma vede; non solo è un poeta: ma è anche ispirato dallo Spirito del Signore.
E che sia profezia ce lo conferma anche quelle parole che annunciano “pace senza fine” e “da ora e per sempre”. È questa la profezia finale, definitiva, di tutti i profeti dei tempi antichi: arriva Gesù Cristo.
Vedete, per Isaia, non c’è bisogno di aspettare che il Messia cresca per esultare, non c’è bisogno di essere nel Regno di Dio, per vedere la luce in fondo al tunnel, per vedere la gloria di Dio che vince ogni male… Anzi, per avere la luce che indica il cammino da fare, anche nelle tenebre, nella tua vita.
E ancora di più noi, che sappiamo esattamente chi sia il Salvatore Gesù Cristo, possiamo gioire nonostante ogni dubbio e ogni cattiveria del mondo.
Il Consigliere ammirabile, il Dio potente, il Padre eterno, il Principe della pace, con il suo dominio eterno, è un re che va proprio oltre l’ordinario. Solo con Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, si capirà questa sua eccezionalità.
Infatti, l’incarnazione di Gesù Cristo, il suo essere vero Dio, oltre che vero uomo, rende possibile che i tanti titoli, che Isaia rivolge al Messia che arriva, non siano blasfemi e non siano neanche illusori. Solo il Signore, vero Dio, può realizzare vera, autentica salvezza.
E solo il Signore fattosi uomo, può realizzare una salvezza non generica, anche nella nostra vita terrena, che ci salvi dalla disperazione per tutto ciò che di sbagliato e maligno concepisce o subisce l’umano.
E ci può essere vicino nella tribolazione. Alle volte siamo rattristati, rassegnati, incerti e titubanti su quale sia la via da prendere, come fare per resistere e tentare il bene; Gesù Cristo allora ci illumina nel nostro presente per indicare la strada da fare.
Il Signore ci vuole rialzare ed è venuto per annunciarci che la guerra è finita, è vinta da Lui per ognuno di noi, che la gioia e la pace non sono illusioni, ma realtà che Gesù Cristo ci dona. Amen