Traccia per uno studio biblico. I testi che riguardano Gedeone si trovano nel libro detto dei Giudici dal sesto all’ottavo capitolo.
Il libro dei Giudici narra episodi del tempo biblico fra Giosuè, con l’insediamento nella Terra promessa e i fatti che portano alla monarchia con i libri di Samuele. È un periodo lungo, gli studiosi lo situano dal 1200 quasi all’anno 1000 a. C.. In questo periodo le 12 tribù d’Israele non hanno un governo centrale e quindi quando ci sono attacchi dei nemici reagiscono eleggendo un “giudice” per quei momenti di difficoltà.
Giudice è una traduzione non del tutto corretta, ma ormai tradizionale, la radice ebraica da cui deriva la parola significa “giudice”, ma meglio “colui che instaura la giustizia”, ma anche più esteso “colui che governa”. In effetti sono figure che a volte dirimono anche vertenze giuridiche, più spesso però vengono chiamate per sconfiggere i nemici che attanagliano Israele nella Terra promessa.
La situazione è infatti che le 12 tribù di Israele vivono disperse nella Terra promessa, insieme a cananei spesso organizzati in città stato, che non hanno una struttura statale, ma sono per l’appunto organizzati in tribù separate.
Anche il libro dei Giudici presenta una storia testuale complessa, anche se i materiali di provenienza sono antichi come le storie che raccontano, sicuramente vari redattori sono intervenuti sui materiali più antichi. Non si riesce a delineare lo sviluppo della redazione, ma gli studiosi ritengono si sia conclusa con il periodo dell’esilio.
Una delle cose da cui si evince l’intervento di redattori, è la presenza di schemi ricorrenti che inquadrano i vari momenti del libro.
E con uno di quegli schemi si apre il capitolo 6 in cui inizia la storia di Gedeone.
Giudici 6:1 Ma i figli d’Israele fecero ciò che è male agli occhi del SIGNORE, e il SIGNORE li diede nelle mani di Madian per sette anni.
In cosa hanno fatto male i figli di Israele agli occhi del Signore è presto detto: l’idolatria. È il tema ricorrente del libro e una spiegazione storica sta anche nel fatto di vivere circondati da popoli pagani.
Il riferimento per allontanarsi dall’idolatria è ancora una volta richiamare la liberazione dalla schiavitù d’Egitto.
Giudici 6:7-10 Quando i figli d’Israele gridarono al SIGNORE a causa di Madian, il SIGNORE mandò ai figli d’Israele un profeta, che disse loro: «Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Io vi feci salire dall’Egitto e vi feci uscire dalla casa di schiavitù; vi liberai dalla mano degli Egiziani e dalla mano di tutti quelli che vi opprimevano; li scacciai davanti a voi, vi diedi il loro paese e vi dissi: ‘Io sono il SIGNORE, il vostro Dio; non adorate gli dèi degli Amorei nel paese dei quali abitate’; ma voi non avete ascoltato la mia voce”».
Gedeone sarà allora il novello Mosè scelto dal Signore per realizzare questa liberazione. Ma il personaggio non è solo inadeguato (è il nostro ciclo che si concentra sul Signore che rende adeguati), ma addirittura un po’ imbarazzante.
Infatti, pur iniziando piuttosto bene, concluderà male. Ed anche se a parole dice cose giuste, poi non si comporta di conseguenza.
Ma andiamo con ordine:
Giudici 6:11-18 Poi venne l’angelo del SIGNORE e si sedette sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano nello strettoio per nasconderlo ai Madianiti. L’angelo del SIGNORE gli apparve e gli disse: «Il SIGNORE è con te, o uomo forte e valoroso!» Gedeone gli rispose: «Ahimè, mio signore, se il SIGNORE è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: “Il SIGNORE non ci ha forse fatti uscire dall’Egitto?” Ma ora il SIGNORE ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian». Allora il SIGNORE si rivolse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» Egli rispose: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il SIGNORE gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo». Gedeone a lui: «Se ho trovato grazia agli occhi tuoi, dammi un segno che sei proprio tu che mi parli. Ti prego, non te ne andare di qui prima che io torni da te, ti porti la mia offerta e te la metta davanti». Il SIGNORE disse: «Aspetterò finché tu ritorni».
Qui troviamo il solito “tira e molla” che troviamo anche con Mosè e in genrale con tutti i profeti chiamati dal Signore, che si rendono conto della loro inadeguatezza per un compito grandioso. È infatti il Signore poi che realizza la liberazione pur chiedendo la loro collaborazione.
La prima azione richiesta non è una guerra, ma un gesto contro l’idolatria, che è anche un gesto programmatico di combattere per il Signore.
Giudici 6:25-27 Quella stessa notte il SIGNORE gli disse: «Prendi il toro di tuo padre e il secondo toro di sette anni, demolisci l’altare di Baal che è di tuo padre, abbatti l’idolo che gli sta vicino e costruisci un altare al SIGNORE, al tuo Dio, in cima a questa roccia, disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo toro e offrilo come olocausto usando il legno dell’idolo che avrai abbattuto. Allora Gedeone prese dieci uomini tra i suoi servitori e fece come il SIGNORE gli aveva detto; ma non osando farlo di giorno, per paura della casa di suo padre e della gente della città, lo fece di notte.
Vedete che questo agire di notte toglie buona parte dell’effetto simbolico di affermazione di voler iniziare una lotta. È un gesto un po’ vigliacco, che però non serve a non far scoprire Gedeone, che viene salvato solo dall’intervento del padre. Questo altare che distrugge, di notte per paura, è un altare di Baal di suo padre, e dunque anche lui in qualche modo era idolatra.
Infine, abbiamo il cambio di nome:
Giudici 6:32 Perciò quel giorno Gedeone fu chiamato Ierubbaal, perché si disse: «Difenda Baal la sua causa contro di lui, visto che egli ha demolito il suo altare».
Ierubbaal, significa appunto “Baal lotta” o “si difenda Baal”, che sembra essere problematico al punto che qualche studioso ipotizza sia il nome iniziale di Gedeone. Mentre Gedeone è “colui che colpisce” più in linea con la sua azione.
Gedeone è un giudice un po’ problematico, non tanto perché all’inizio sia riluttante, ma perché anche in seguito non si fida delle numerose prove che il Signore gli dà come lui richiede e di cui comunque non si fida.
Infatti, preso dallo Spirito del Signore, Gedeone convoca guerrieri per combattere i madianiti da Manasse, la sua tribù e da altre. Raduna 32’000 combattenti, ma non attacca:
Giudici 6:36-40 Gedeone disse a Dio: «Se vuoi salvare Israele per mano mia, come hai detto, ecco, io metterò un vello di lana sull’aia: se c’è della rugiada sul vello soltanto e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per mia mano come hai detto». Così avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò presto, strizzò il vello e ne spremette la rugiada: una coppa piena d’acqua. Gedeone disse a Dio: «Non si accenda l’ira tua contro di me. Io non parlerò che questa volta soltanto. Permetti che io faccia un’altra prova con il vello: resti asciutto soltanto il vello e ci sia della rugiada su tutto il terreno». Dio fece così quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci fu della rugiada su tutto il terreno.
Allora il Signore impone a Gedeone di scegliere solo alcuni delle migliaia di soldati e rimarrà Gedeone con sole 300 persone, in modo che la vittoria, come in altri brani, spetti solo al Signore. Ma il Signore che ha capito la paura di Gedeone propone un’altra prova che Gedeone coglie al volo…
Giudici 7:9-11 Quella stessa notte il SIGNORE disse a Gedeone: «Àlzati, piomba sull’accampamento, perché io l’ho messo nelle tue mani. Ma se hai paura di farlo, scendi con Pura, tuo servo, e udrai quello che dicono; e, dopo questo, le tue mani saranno fortificate per piombare sull’accampamento». Egli dunque scese con Pura, suo servo, fino agli avamposti dell’accampamento.
Finalmente Gedeone organizza i suoi trecento per marciare sull’accampamento nemico con torce e trombe per creare scompiglio.
Giudici 7:18 quando io con tutti quelli che sono con me suonerò la tromba, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto l’accampamento e direte: “Per il SIGNORE e per Gedeone!”».
Vedete come è interessante il grido di battaglia che Gedeone insegna ai suoi. Non solo per il Signore, ma anche per sé stesso. Qualcosa di comune in ogni epoca in cui un re o un condottiero certamente mostra reverenza verso la divinità, ma egli diviene la persona più prossima da riverire.
Dopo la vittoria e l’inseguimento e dopo aver regolato i conti con gli alleati e con coloro che non lo avevano aiutato ecco che Gedeone è in grado di assumere il comando di Israele. Infatti:
Giudici 8:22-27 Allora gli uomini d’Israele dissero a Gedeone: «Regna su di noi, tu, tuo figlio e il figlio di tuo figlio, poiché ci hai salvati dalla mano di Madian». Ma Gedeone rispose loro: «Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il SIGNORE è colui che regnerà su di voi!»
Qui Gedeone dice proprio bene. Però:
Poi Gedeone disse loro: «Una cosa voglio chiedervi: che ciascuno di voi mi dia gli anelli del suo bottino». – I nemici avevano degli anelli d’oro perché erano Ismaeliti. – Quelli risposero: «Li daremo volentieri». E stesero un mantello, sul quale ciascuno gettò gli anelli del suo bottino. Il peso degli anelli d’oro, che egli aveva chiesto, fu di millesettecento sicli d’oro, oltre alle mezzelune, ai pendenti e alle vesti di porpora che i re di Madian avevano addosso, e oltre ai collari che i loro cammelli avevano al collo. Gedeone ne fece un efod, che pose in Ofra, sua città, e tutto Israele si prostituì al seguito di quello; ed esso diventò un’insidia per Gedeone e per la sua casa.
Quindi il modello di Gedeone qui non sembra essere Mosè, ma Aronne del vitello d’oro. L’efod era una veste rituale che indossavano i sacerdoti, averne fatto un modello d’oro era un rimandare al culto di una divinità. Non si dice quale, ma il verbo prostituire è usato sempre riguardo all’idolatria ed anche l’insidia indica come accanto al culto del Signore ce ne fosse un altro.
In effetti, l’idolatria si manifesta quasi sempre non nel rifiutare il Signore, ma nell’accostarvi altre divinità, degli idoli.
Inoltre, Gedeone mentre a parole riconosce il merito delle vittorie al Signore e rifiuta di essere re, in realtà si comporta come se lo fosse.
Giudici 8:29-31 Ierubbaal, figlio di Ioas, tornò ad abitare a casa sua. Gedeone ebbe settanta figli, che gli nacquero dalle sue molte mogli. La sua concubina, che stava a Sichem, gli partorì anche lei un figlio, al quale pose nome Abimelec.
Pur negando il titolo di re, Gedeone si comporta come un re, come anche queste tante mogli sembrano proprio un atteggiamento regale ed infine uno dei figli ha nome Abimelec, che non solo poi porta alla fine della “casa” di Gedeone, ma ha anche un nome rivelatorio, equivale infatti a: “figlio di re”.
Nella lettura che ne abbiamo dato, lontana da quelle agiografiche che spesso se ne trovano, siamo dinnanzi ad un personaggio che potremmo dire imbarazzante. Penso che per apprezzare meglio questo racconto dovremo tenere presente la vena satirica e umoristica che spesso si ha nella Bibbia, ma che spesso è non considerata.
Certamente ci viene detto che le persone non sono perfette, neanche una volta chiamate dal Signore. E che la benedizione del Signore per il suo popolo passa anche attraverso personaggi che non solo non sono adeguati come tutti, ma che anche non sono così esemplari.
Proprio questa loro non esemplarità è un monito, ma insieme un incoraggiamento per tutti noi: per ascoltare il Signore, per fidarsi di Lui, per chiedergli perdono per i nostri errori e per non arrendersi nelle difficili scelete e situazioni della vita.