C’è chi lavora solo per i soldi! Chi, così dice, “faccio questo lavoro solo per il guadagno”. E lo dice con una certa fierezza.
Altri, più modestamente, rispondono al perché fanno un certo lavoro, quasi con rassegnazione: “è l’unico che ho trovato”.
In entrambi i casi, se è proprio solo per denaro che si lavora, e chissà quante ore al giorno e non c’è altra soddisfazione, è un ben misero vivere: aspettando ogni giorno che finisca il turno, che arrivi il week-end, che si possa andare in vacanza.
Certo in tutti i lavori e impieghi ci sono momenti meno interessanti, ma se l’impostazione è “solo per soldi” è ben misera la vita.
Infatti, se chiedi: “che faresti se vincessi milioni ad una lotteria?” spesso rispondono che non farebbero niente, che se ne starebbero senza arte né parte ad oziare, a spender soldi nel lusso, a inseguire mode e mete esclusive. Un altro modo di vivere senza gran senso e solo all’apparenza migliore.
Ma noi cristiani non lavoriamo solo per i soldi, anzi, perché il lavoro è solo una parte, noi non viviamo per i soldi, ma per il Signore.
Non faccio certo una lamentazione come facevano gli asceti sulla ricchezza, ma anche se il denaro aiuta a vivere, anche se come stipendio o guadagno è un riconoscimento delle nostre capacità e impegno, il senso della vita è oltre il denaro da ricevere e da accumulare, da spendere o da sprecare.
Quale sia il senso della vita l’apostolo Paolo nella II Timoteo, lo annuncia a tutti, dicendo che Dio ci dà salvezza e poi ci chiama a vivere secondo l’evangelo.
Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità, e che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo
II Timoteo 1:9-10
Una santa chiamata
Santa perché proviene da Dio, non è in sé differente da altre azioni o decisioni che ci vengono chieste o che possiamo fare, ma sono chiamate ad azioni o decisioni, sante perché ci sono ordinate da Dio.
Nel passo di Levitico che abbiamo letto, ad esempio, c’erano come dicevamo tante raccomandazioni differenti, come quella che sia equo il giudizio in tribunale, qualcosa di fondamentale per la società, che vale per tutti, anche per chi non crede in Gesù Cristo, ed è infatti codificato nella legge ordinaria.
Ma noi lo riceviamo come ordinato da Dio, come anche è ordine di Dio avere misericordia e comprensione verso il prossimo. Qualcosa che nella legge difficilmente entra, ma che come l’amore per il prossimo è fondamentale comunque per la vita di una nazione.
Ebbene tutte quelle sono azioni giuste, ma sono quotidiane e non così speciali, ma quel passo si apre dicendo: “Siate santi, perché io sono santo.” La santità è cercare dunque di ubbidire al Signore quotidianamente nella vita concreta che abbiamo. Ed anche il testo dell’apostolo è incluso in questa ottica.
Non è che la santa chiamata sia qualcosa di eccezionale in sé. Non fa gridare al miracolo, come nessuno pensa sia santo lasciare il posto in autobus ad una persona affaticata, ma solo educato.
Ecco noi abbiamo innumerevoli vocazioni, chiamate da Dio nella nostra esistenza, e sono vocazioni giornaliere di vita nel mondo. Il tema delle vocazioni nel nostro quotidiano, è un tema tipicamente protestante, in contrapposizione all’uso del termine che nel Medioevo era riservato ai monaci o chierici, ma anche direi ampliando il senso moderno per le professioni, der Beruf, ad esempio il medico, perché in realtà ci sono varie vocazioni, da quella di essere genitore, oppure di pacificatore… e anche più minute e nascoste.
Grazia
Come fa ad essere seguita, assolta questa santa chiamata? Perché poi ciò che ci chiede il Signore, va anche fatto con estrema cura e serietà.
Possiamo rispondere alle chiamate del Signore, perché esse hanno un’origine e un obiettivo.
L’origine è la grazia. La base è la grazia.
La salvezza è il dono di Dio, gratuito, infatti è scritto “non per le nostre opere”, qualcosa di deciso da sempre, “fin dall’eternità” e la santa chiamata, le vocazioni, i compiti che Dio ci affida in questa vita vengono dopo. Proprio perché siamo raggiunti dalla grazia di Dio, dal suo perdono e riscatto per sempre.
La chiamata si basa proprio sulla grazia, immeritata da parte nostra, è la grazia che agisce, che fa da motore a rispondere alla chiamata, anche perché non siamo impauriti, non siamo frenati dal timore di sbagliare, ma invece siamo liberi di tentare, incoraggianti a sperimentare, sapendo che la salvezza ci è stata già data. È stata già decisa ed anche rivelata, manifestata, resa evidente, dall’arrivo di Gesù Cristo.
Immortalità
E Gesù Cristo ha però anche reso evidente cosa sia infine la salvezza di tutta la nostra vita, non solo una conversione ad una vita terrena più autentica, ma anche vita eterna, la vittoria sulla morte, la resurrezione (qui con il termine raro che è stato tradotto con immortalità, che si potrebbe anche tradurre con incorruttibilità o vita imperitura).
Non siamo chiamati allora ad uno oscuro percorso sulla terra, ma nonostante le cose negative e distruttive, siamo sulla strada verso la vita eterna, stiamo a questo mondo al servizio di Dio e in una prospettiva di nuova vita.
Questo non solo dà speranza di fronte alla morte, ma dà anche energia per seguire la chiamata di Dio.
Se c’è infatti ci fosse da approfittare o rubare, sapendo che nessuno verrà a saperlo, cosa ti frenerà? Ai bambini si diceva ti vede Dio, ma sappiamo anche del perdono di Dio, ciò che ci frenerà è invece che il furto, la sgarbatezza, l’invidia, non hanno senso nella prospettiva della nuova vita che ci sarà donata.
Se già adesso in cose semplici, e forse ovvie, già posso riuscire a fare cose incorruttibili, cercheremo eternità in ciò che possiamo fare oggi e non sprecheremo la vita in cose vane, vuote, corruttibili.
In questo mondo in cui si vorrebbe sempre visibilità, applausi, riconoscimenti, i cristiani ne possono fare a meno, perché come un abile artigiano è fiero del suo manufatto, perché sa che è fatto a regola d’arte, così noi nella vita cristiana seguendo la chiamata di Dio, sappiamo di fare qualcosa di eterno.
Questo vale sorprendentemente anche quando non siamo così soddisfatti del lavoro o della vita che conduciamo. Perché ad esempio abbiamo trovato solo un lavoro che non è in fondo proprio adatto a noi. Potremo cambiare, certamente, ma fin quando stiamo in quella condizione cerchiamo nella prospettiva eterna di farlo come Dio comanda.
E questo vale anche per gli errori che come tutti facciamo.
Ecco, a fine giornata dopo aver fatto innumerevoli cose, il lavoro, aver accompagnato i figli al calcio, aver annaffiato i fiori, aver detto parole vere ad una persona che era incerta per farla riflettere, dopo aver fatto cose alle volte banali, altre più soddisfacenti, questo annuncio dell’apostolo, ci invita ad esaminare la nostra giornata e ad essere soddisfatti, se non abbiamo fatto grandi errori, grazie a Dio, ma anche se ne abbiamo fatti, infatti confidiamo nel perdono e nella grazia di Gesù Cristo, che sana le conseguenze dei nostri sbagli e che ci fa ripartire ogni giorno di nuovo.
Noi infatti non lavoriamo, non viviamo, non lottiamo per il denaro, ma per la chiamata che il Signore ci rivolge.
Storia universale
Ciò vale per tutti, tutti hanno le loro chiamate, le loro azioni ed esperimenti da compiere, si è all’interno di una storia universale di salvezza, anche le risposte più semplici alla chiamata del Signore sono dentro un processo universale. Nella storia della salvezza.
E la predicazione dell’evangelo diviene chiamata alla vocazione cristiana e parte costitutiva nei fatti di ogni vocazione cristiana. Non è solo questione di annunciare esplicitamente l’evangelo, noi infatti, non realizziamo la nostra santa chiamata da soli, ma all’interno di una comunità, di una chiesa, della Chiesa di Cristo, che va oltre quanto pensiamo in ogni parte del mondo.
E l’annuncio dell’evangelo diviene allora annuncio di salvezza di grazia e vita eterna, per chi lo ascolta o ne riceve testimonianza silenziosa da noi e dall’essere in comunione con i cristiani.
Stiamo costruendo, infatti, come i chiamati dal Signore, una comunità, una società certo sempre imperfetta, ma sempre rinnovata dallo Spirito santo. Amen
der uns errettet und uns berufen hat mit heiligem Ruf, nicht aufgrund unseres Tuns, sondern aufgrund seiner freien Entscheidung und seiner Gnade, die uns in Christus Jesus zugedacht wurde, vor aller Zeit, jetzt aber sichtbar geworden ist im Erscheinen unseres Retters, Christus Jesus: Er hat den Tod besiegt und hat aufleuchten lassen Leben und Unsterblichkeit, durch das Evangelium
II Timotheus 1:9-10
Einige Leute arbeiten nur für Geld! Und das sagen sie mit einem gewissen Stolz. Aber es ist ein erbärmliches Leben. Aber wir Christen arbeiten nicht, im Gegenteil, wir leben nicht nur für Geld, sondern für den Herrn. Der Sinn des Lebens liegt jenseits von Geld oder leeren Initiativen. Als Christen erhalten wir einen heiligen Ruf, heilig, weil er von Gott kommt.
Wie kann diesem heiligen Ruf ernsthaft gefolgt werden? Weil die Berufungen des Herrn einen Ursprung und ein Ziel haben. Der Ursprung ist die Gnade. Der Ruf basiert genau auf der Gnade, die wir nicht verdient haben, was uns dazu bringt, ohne Angst vor Irrtümern zu handeln. Und das Ziel ist jene Unsterblichkeit, für die wir bestimmt sind. Wir sind auf dem Weg zum ewigen Leben, wir sind in dieser Welt im Dienst Gottes in einer Perspektive des neuen Lebens.
Im christlichen Leben geht es darum, dem Ruf Gottes zu folgen und zu wissen, dass wir etwas Gutes tun, auch wenn wir mit dem Werk oder Leben, das wir führen, nicht so zufrieden sind. Die Berufung betrifft alle. Und die Verkündigung des Evangeliums wird zu einem Ruf zur Berufung und zu einem konstitutiven Teil jeder Berufung. Lasst uns unseren heiligen Ruf in einer Gemeinschaft verwirklichen. Wir bauen eine Gesellschaft auf, die immer unvollkommen, aber immer durch den Heiligen Geist erneuert ist.