Isaia 2:4 lungo le scale del Palazzo ONU

Pace valore assoluto

StefanoMeditazione17 Agosto 201926 Views

Il libro di Isaia, è un libro legato al suo tempo, ma che guarda anche oltre il suo tempo e oltre il tempo terreno, con una valenza universale, per tutta l’umanità.

Al capitolo 2, dunque quasi all’inizio, troviamo una visione che dà il tono a tutto il libro, visione che parla del futuro di pace che Dio prepara e riserva agli esseri umani.

Una visione in cui il Signore governerà su tutti i popoli. Una visione che per noi cristiani parla del Regno di Cristo risorto che ritorna nella gloria e governa con giustizia in una Creazione rinnovata.

Qualcosa che certo non possiamo ben descrivere, ma è una profezia che rafforza il nostro vivere presente e ci fa bene! Facciamoci del bene dunque leggendo da Isaia 2:

Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra. Casa di Giacobbe, venite, e camminiamo alla luce del SIGNORE!

Isaia 2:4-5

La prospettiva

Ci sono parecchi romanzi o film di fantascienza, che parlano del futuro per parlare dell’oggi, per svelare le dinamiche del presente nelle conseguenze, magari portate all’assurdo, che potrebbero avere le scelte o i comportamenti dell’oggi.

Ad esempio, quando George Orwell scrive 1984, il romanzo spesso citato quando si parla del controllo delle persone attraverso la tecnologia, Orwell non solo immagina che le nuove tecnologie saranno invasive e contro la privacy, ma soprattutto sta ragionando sui totalitarismi, sulle dittature del suo periodo, quella nazista appena passata e quella sovietica che era per lui attuale, ma anche su altri totalitarismi che potrebbero nascere e voler uniformare i comportamenti e i pensieri di ognuno. E come, rileggendo la storia del Novecento, non pensare ad alcune angoscianti visioni dell’Apocalisse.

Anche la profezia di Isaia, pur parlando di un futuro lontano, ha anche un messaggio per l’oggi, ti vuole far pensare e agire oggi. Ma ovviamente con varie differenze rispetto alla fantascienza.

Essendo profezia ispirata da Dio e parlando del Regno di Dio, la profezia descrive un futuro certo, anche se lo può fare solo con immagini e visioni, in poesia e per simboli.

Quel futuro è fuori della storia terrena, non lo realizziamo noi. Però mentre nei racconti di fantascienza si mostrano come delle tendenze siano preoccupanti mostrandone conseguenze pericolose, nella profezia di Isaia si mostra dove andremo per volere di Dio, dove siamo destinati, per agire già in quella prospettiva.

Infine, al contrario di quello che dicono i profeti di sventura di ogni tempo, noi come umanità siamo destinati ad un mondo di pace e solare felicità e concordia.

Dunque, la profezia di Isaia invece di stimolare paure ed ansie, rafforza invece la speranza e le pratiche virtuose dell’oggi e la consapevolezza di sapere da che parte stare. Sapendo che la destinazione finale dell’umanità tutta, del passato, presente e futuro è in un mondo di pace e concordia.

Si vis pacem, para bellum

Eppure, dicevano degli antichi romani: Se vuoi la pace prepara la guerra. E questo motto risuona in tutte le società e nelle varie epoche della storia del mondo.

È qualcosa che sembra assolutamente realistico e persuasivo. È come un monito a non essere preda di facili ottimismi, di idee utopiche che portino naufragando dinanzi alla realtà alla rovina di una civiltà.

L’utopia di Dio è dunque troppo lontana? È da catalogare come inefficace, anzi è dannosa nel presente? Per l’oggi non serve a nulla?

Il cristiano sa che guerre, distruzioni ed eventi terribili sono sempre stati presenti nella storia dell’umanità. Sa che la visione escatologica, quella della pace di Dio è degli ultimi tempi, del tempo di Dio. Sa che spesso ci sono compromessi e impossibilità strutturali per seguire fino in fondo la Parola del Signore. Sa meglio di altri che non c’è sempre un progresso costante nella storia umana…

Ma sa anche che l’obiettivo, la direzione, il luogo a cui l’umanità è destinata dal Signore, è connesso a come il Signore ci ha creati, è collegato al nostro profondo, è legato al senso della nostra venuta al mondo.

Dunque, la visione riguarda ogni generazione, ci si rialza dalla guerra più devastante solo perché i valori della condivisione, della solidarietà, della giustizia, della pace sono la spina dorsale della nostra umanità. Altro che debolezze, come le bollano i guerrafondai, sono ciò che fa vivere e resistere l’umanità nei secoli.

Valore assoluto della pace

E questa unione fra il modo in cui siamo creati e la direzione cui siamo destinati, fornisce un valore assoluto alla pace.

Molti, ancora oggi, in fondo, magari senza dirlo esplicitamente, considerano la pace solo una parentesi in mezzo alla guerra, non però qualcosa di spiacevole, ma una arte, l’arte della guerra, da insegnare e perfezionare, un’opportunità di crescita economica, non una catastrofe, ma una necessità umana.

Però, sulle scale che portano al Palazzo di Vetro dell’ONU, la sede delle Nazioni Unite a New York, a caratteri cubitali impressi nel cemento sono scritti proprio i versetti di Isaia che abbiamo letto. Un’utopia, una scusa, forse, ma certo ci fa riflettere…

Usciti dalla terribile seconda guerra mondiale, totale e devastante, in cui le vittime civili erano state per la prima volta più di quelle militari, arrivati da un panorama di distruzione e brutalità nel cuore dell’Europa, proprio il continente che si autocelebrava come quello del progresso più avanzato e delle culture più raffinate, ecco che persone di buona volontà, ma anche di fede, come ad esempio Dag Hammarskjöld, segretario dell’ONU (1953-61), riscoprono questo valore assoluto della pace, che porta prosperità e vero sviluppo, che unica allontana dall’infelicità e dalla distruzione di tutto ciò che si ama.

Infatti, non è solo con il realismo più terra terra, non con il “si è sempre fatto così”, non è con l’ideologia bellica che l’essere umano va avanti, che la società –pur nelle difficoltà e ingiustizie di ogni tempo– progredisce realmente.

Certo non va bene accettare ogni prevaricazione o subire ogni violenza, e neanche accettare ogni novità come positiva. Occorre però una visione profetica come singoli e come società, per progredire realmente. Occorre, come cristiani che lo si annunci anche ai non credenti, occorre una visione profetica, proprio nel senso di ispirata da Dio, che sia radicale e netta.

Pace e giustizia

E questa visione profetica non solo dice di non arrendersi, di resistere strenuamente alla contrapposizione micidiale fra esseri umani, alla violenza, ma ci dice alcune cose in concreto.

La pace è basata sulla giustizia. I popoli saranno in pace perché il Signore stesso giudicherà, dunque farà vera giustizia. Non c’è pace senza giustizia, non è solo uno slogan moderno, ma una ovvietà, che qui è ribadita esplicitamente.

Il battersi per la giustizia, per una giustizia complessiva, è compito di chi vuole vivere nella prospettiva cristiana.

Nuova educazione

C’è anche da battersi per una nuova educazione, non una nuova pedagogia con estrose novità, ma cercare di nuovo un’educazione alla pace vera.

Quel “non impareranno più la guerra” è uno stimolo e una indicazione perché serve interrompere il ciclo della violenza, serve in ogni tempo una visione realmente umanista dell’educazione, educando a parole e comportamenti gentili, di rispetto per gli altri, con un civismo profondo.

Certo noi adesso insegniamo ancora la guerra ai nostri giovani, ma il lottare e la battaglia, vanno visti solo come frutto di una necessità della malignità del mondo e anche nostra, perché la vita è oggi anche lotta, ma non come qualcosa di desiderabile.

L’annuncio che non si imparerà più la guerra, è dunque annuncio che i processi che generano violenza, che fanno della storia umana una catena di torti, finiranno e non sono connaturati al carattere profondo della società umana, ma alla sua caduta.

Venite camminiamo

Venite e camminiamo alla luce del Signore” è anche una critica.

Se c’è bisogno di questa esortazione, vuol dire non si cammina del tutto alla luce del Signore, che si segue solo in parte la sua Parola.

È vero che in ogni tempo, non siamo perfetti, ma non per questo possiamo restare indolenti. E dobbiamo ascoltare questo imperativo.

Serve una testimonianza cristiana. In un mondo come il nostro in cui ci stiamo abituando a poco a poco all’idea di nuove guerre, in cui si parla del recente passato come di una stagione di pace dovuta alla II guerra mondiale, ma che ora per le emergenze climatiche, per le guerre economiche e per le pressioni dei migranti sta per finire, l’impegno per la giustizia e la pace sembra di nuovo essere solo un’illusione per anime belle, serve una testimonianza dei cristiani, oltre ovviamente le logiche partitiche.

La chiesa non è un’istituzione legata ad errori del passato, ma la chiesa dovrebbe sempre essere rinnovata dalla profezia.

Venite e camminiamo alla luce del Signore” è l’invito che viene rivolto a tutti di aggregarsi ad una chiesa nella quale valga la pena di riunirsi.

È l’insieme di coloro che vogliono andare verso un futuro di pace e non di divisione. In una chiesa come questa è bello dire ai nostri figli e al prossimo di venire, di partecipare, di vivere, di cercare la Parola del Signore.

Questa visione di pace, cui siamo destinati, è la direzione del nostro cammino nella luce del Signore, e noi chiediamo al Signore di poterlo testimoniare con autenticità e coraggio. Amen

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