Il Signore è risorto, Egli è veramente risuscitato!
Questo è il grido di gioia che fonda la chiesa, è il saluto di Pasqua, che anche la morte è vinta dal nostro Salvatore.
Non fu proprio questa, però, l’immediata reazione dei discepoli, e in questo spesso gli assomigliamo, per questo è sempre bello e utile ritornare a leggere l’emozionante brano di Luca sui due discepoli sulla via di Emmaus.
Eccoli, dunque, due discepoli di Gesù se ne ritornano a casa la sera di Pasqua, quella della Resurrezione, sono delusi e abbattuti, perché non hanno ben capito ciò che Gesù gli aveva spiegato e nemmeno hanno creduto all’annuncio delle donne… In quel momento un altro viandante gli si avvicina e gli chiede di che parlino:
«Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose. È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon’ora al sepolcro, non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto». (Luca 24:19-24)
Sono rassegnati, sono sconfitti, perché Gesù, il loro maestro e amico, è morto e seppellito. Sono tristi perché pensavano che Gesù potesse fare grandi cose, ma invece… pensano come tutti che quando si muore non ci sia più niente da fare, neanche per il Signore.
Quel viandante non lo riconoscono, forse perché sono troppo tristi, forse perché è troppo fuori dai loro pensieri che Gesù sia lì, vivo. E forse è anche perché è un po’ differente da prima, è infatti risorto e dunque con un corpo non più terreno.
Allora Gesù gli rispiega la Scrittura. La Bibbia ci fa capire molte cose di Dio. E ci dice molte cose della nostra vita. Tuttavia, bisogna leggerla, ascoltarla e riflettere. Così capiamo quello che succede, diviene una lampada che illumina il cammino, quel cammino che per i due che vanno ad Emmaus è scuro e grigio. Da questa spiegazione i due ne rimangono di nuovo affascinati e per questo, quando giungono ad una locanda alla sera, dicono a Colui, che non hanno ancora riconosciuto, di restare a mangiare con loro.
Gesù adesso vuole che lo riconoscano, e per questo fa un gesto che faceva spesso:
Ed egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista. Ed essi dissero l’uno all’altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr’egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?» E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». (Luca 24:30-34)
Il gesto dello spezzare il pane è quello che ricordiamo nella Santa Cena. È un gesto che i discepoli gli avevano già veduto fare e che significava: sarò sempre con voi.
Un pittore geniale come Caravaggio, ha rappresentato questo momento con Gesù, presentato come un giovane, con i due discepoli al tavolo proprio nel momento della sorpresa di riconoscerlo. Invece l’oste è ritratto lì, senza capire niente. Ci fa riflettere: alle volte possiamo essere anche noi così, Gesù è a noi vicino, ma non lo capiamo.
Una volta riconosciuto poi il Cristo scompare alla loro vista, Gesù non vuole che i discepoli stiano lì a dirgli quanto sono contenti, ma vuole che vadano a dire a tutti: Il Signore è veramente risorto. Buona Pasqua.
(Testo della meditazione trasmessa dalla RSI a Pasqua in data 1.04.2018)