L’ira di Dio è per molti contemporanei un termine che dà fastidio. Bisogna infatti intendere che gli scrittori biblici per parlare di Dio dovevano usare dei termini e delle immagini tratte dalla vita quotidiana. Ora ira vuol significare lo sdegno e la conseguente azione di Dio contro le ingiustizie, i crimini, le violenze. Non c’è quell’aspetto dell’ira come il “perdere le staffe” che hanno le persone umane.
Detto questo l’ira di Dio è pienamente comprensibile se guardiamo al mondo nella cronaca e nella storia. Ci sono delitti non puniti così efferati, che “gridano vendetta al cielo”, come dice un modo di dire, che invocano cioè una giustizia divina implacabile, che ci fanno ben comprendere che l’ira di Dio è l’unica cosa che ci permette di ascoltare questi delitti senza disperarci completamente.
Il giusto che muore per l’inganno del violento che per interesse lo strazia e lo irride, sarebbe qualcosa di insopportabile e renderebbe questo mondo totalmente insopportabile se non ci fosse l’ira di Dio, la promessa del suo intervento finale, definitivo, giusto.
L’apostolo Paolo però sa che quando si inizia a parlare di ira di Dio, certo si parte dai casi più eclatanti ed odiosi e poi si allarga il cerchio. C’erano persone che non hanno detto niente dinnanzi all’ingiustizia, c’era magari un sistema sociale che ha permesso un’impunità, c’era magari sbagliando una complicità almeno ideale… ed allora anche su quelle persone l’ira di Dio è giustificata.
Ma poi si guarda al nostro piccolo agli errori che abbiamo commessi e al fatto che certamente fare la volontà di Dio appare alle volte impossibile, per la situazione, per la nostra ansia egoistica, per errore di valutazione…
Ed ecco che ci si chiede: “ma infine quando sarò al cospetto dell’Iddio vivente, quando guarderà all’insieme della mia vita sono sicuro di sfuggire alla sua ira?”
Dio non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. (I Tessalonicesi 5:9)
Dio però non ci ha destinati ad ira, ci rassicura l’apostolo, ma ad avere salvezza, perché andiamo a lui per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
Salvezza è il termine che noi usiamo forse più spesso per indicare l’azione misericordiosa di Dio in Gesù Cristo. Salvezza vuol dire varie cose nel corso della nostra esistenza e in questo caso ci dice che in ogni situazione noi ci troviamo non siamo raggiunti dall’ira di Dio e nemmeno abbandonati a noi stessi, ma che in ogni situazione siamo raggiunti dal suo amore in Gesù Cristo.
E c’è qualcosa in più che scrive l’apostolo: siamo destinati alla salvezza. Il percorso di tutta la nostra vita è con destinazione “salvezza di Dio”. Qui è la certezza della salvezza, che la vita non è un intricato percorso ad ostacoli per raggiungere la salvezza, che non è un caso fortuito, ma che siamo destinati alla salvezza, siamo proiettati alla salvezza, che la salvezza per noi è progetto dell’Iddio vivente.
Ci possiamo e ci dobbiamo domandare se facciamo la volontà del Signore oppure no, ma non possiamo dubitare che la volontà di Dio per noi sia il darci salvezza. Per questo lo lodiamo, per questo abbiamo speranza e fiducia, da questo riceviamo coraggio. Amen