Abbiamo fondamento

Ecco la traccia della predicazione per la Festa della Riforma 2017, a 500 anni dall’affissione delle 95 tesi di Lutero.

Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.

Costruire sul fondamento, indica l’apostolo, e non togliere o snaturare questo fondamento. In una casa, anche nell’immagine della casa sulla roccia della parabola, non si vede più il fondamento, rimane qualcosa di indispensabile e nello stesso tempo celato, ma nella chiesa e nella vita cristiana questo fondamento in realtà dovrebbe essere visibile e presente sempre, guidare tutta la costruzione.

È ciò che ricorda sempre la Riforma. Le chiese riformate hanno in effetti sempre riflettuto e ripensato alla Riforma, sono sempre riandate a quel messaggio. Ma non si tratta qui di storia, di raccontare le tesi di Lutero, e nemmeno degli sviluppi e delle conseguenze sulla storia europea e mondiale che quegli avvenimenti burrascosi hanno avuto.

Il tempo della Riforma, pur con tutti i limiti ed errori che alcuni vi vogliono vedere e considerare, è stato un richiamo forte e senza compromessi a ritornare al fondamento, a Gesù Cristo, ed a verificare come ci si costruiva sopra, e quindi a riformare, ridar forma o togliere ciò che sopra si era aggiunto.

Certo nella ricostruzione partendo da Gesù Cristo che le chiese evangeliche del Cinquecento e dei secoli successivi hanno fatto ci sono stati errori e compromessi con il mondo in cui le chiese vivevano, ma l’idea che la chiesa è sempre da riformare, il continuo ritorno a riflettere sulla Riforma, o meglio a ciò che significava il fondamento di Gesù Cristo, è ciò che ieri come oggi permane valido, attuale, e in fondo ineludibile. Anche perché è il messaggio apostolico stesso. Cioè per le nostre chiese, ma per tutti i cristiani, dalla domanda: “hai come fondamento Gesù Cristo e vi costruisci sopra in maniera coerente?” Non si può svicolare, non se ne può scappare, né ignorare. Ecco perché la Riforma è sempre attuale e va oltre i limiti delle chiese evangeliche.

Bisogna precisare però come si intende il fondamento: Gesù Cristo, Signore e Salvatore.

Per l’esistenza

Prima di tutto non è solo qualcosa che serve alla chiesa, ma è per la vita. E non è per la vita dei credenti in Cristo, ma (anche se molti non lo sanno) è per la vita, per l’esistenza, oggi e domani, di tutti gli esseri umani.

E non è una questione di “credo”, non una questione di dottrina cristiana, di cose che si credono e di come si dicono le cose che si credono, questo riguarda il costruire sopra al fondamento, è invece una questione esistenziale. È che senza fondamento non sussisto, non esistono realmente, non vivo e non vivrò, non è solo questione di speranza, di aiuto e di fiducia, è questione che sono solo come fumo che si disperde nell’aria, se non ho come fondamento Cristo Gesù. Ciò che faccio, ciò che progetto, ciò che vivo e per il quale vivo, è debole e insignificante, se non si basa su Gesù Cristo.

Visione spirituale

Cosa significa porre come fondamento Gesù Cristo per la propria esistenza, in vita e in morte?

Significa innanzitutto riconoscere che io da solo non posso vivere realmente, e che non solo ho bisogno degli altri, ma che la mia vita si svolge perché qualcosa di più grande di me e del mondo, vuole che io viva, che io sia.

È qualcosa questo che si ha in comune con tante religioni e modi di vedere la vita, diciamo in maniera spirituale. È qualcosa che ci divide irrimediabilmente dall’ateismo materialista, che dice che tutto è solo una questione casuale di particelle subatomiche che per caso formano pensieri e vita.

Salvatore personale

In secondo luogo porre il fondamento in Cristo Gesù significa riconoscere che la base spirituale della vita e dell’esistenza e di tutto l’Universo, non è qualcosa di astratto e filosofico, ma una persona, divina certo, ma una persona con cui discutere, a cui rivolgere preghiere, che ci ascolta, ci guida, ci sostiene e nonostante tutti i nostri difetti ed errori, nonostante la follia della società umana e del mondo in genere, ci salva e ci dà un futuro. Ciò ci porta a riflettere anche sul dinamismo della fede al variare delle situazioni.

Questo è a volte incomprensibile per le persone che vogliono ragionare in astratto. Ma il fondamento non è questione di cultura o di ragionamento, anzi cultura e ragionamento ci portano fuori strada. Ciò che ci interpella e che rende la Riforma una decisione è riconoscere che Gesù Cristo viene a noi, si fa conoscere, ci raggiunge, e non noi con i nostri più o meno profondi ragionamenti lo arriviamo a comprendere.

Con amore

In terzo luogo Gesù Cristo è Colui che mi raggiunge nell’amore. Si sacrifica per i miei errori e omissioni e debolezze, non mi travolge, ma mi salva, per amore dell’umanità, ma in particolare per amore verso di me e verso ogni singolo. Il fondamento di cui parlano gli apostoli, infatti, è Gesù Cristo crocifisso per amor nostro. Partire da altre considerazione, anche per Gesù Cristo, è porre altro fondamento.

Costruire sul fondamento è dunque una questione di vivere con amore.

Non è semplice ovviamente, è l‘unico debito, quello dell’amore, che è inestinguibile. Ma non è semplice non solo per l’egoismo che appartiene alla nostra natura e non solo per la complessità delle situazioni e dei bisogni del nostro prossimo, ma anche per il voler essere coerenti con l’evangelo.

Nella storia delle chiese evangeliche si è spesso dibattuto fra amore e verità. Fra coerenza alla teologia e al messaggio evangelico e fra la prassi dell’amore. Fra teologia e atteggiamento pastorale verso persone concrete.

Penso che questa tensione fra amore e verità sia per noi umani irrisolvibile. La via dell’amore è piena alle volte di compromessi, anche di errori, nell’amore non c’è errore si dice, ma ciò è vero solo nel senso che la motivazione era giusta, ma alle volte anche percorrendo la via dell’amore sbagliamo, come in quella del ribadire la verità.

È per questo che in ogni tempo dobbiamo ritornare al fondamento della nostra vita: a Gesù Cristo, Colui che perdona i nostri errori e ci dà la forza di vivere nuovamente nelle contraddizioni della nostra esistenza terrena. Amen


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