Poter cambiare

In Giovanni 4 si narra un incontro ad un pozzo fra Gesù e una donna samaritana a cui chiede da bere. Il loro dialogo procede per equivoci sul chi sia Gesù essendosi presentato come colui che è fonte di vita. Finalmente la donna comprende che chi ha di fronte è perlomeno un profeta e gli chiede quale sia il tempio giusto per adorare il Signore, quello dei samaritani o quello di Gerusalemme. Mostra dunque una preoccupazione interessata alla fede autentica. A questo punto Gesù può fare il suo annuncio sapendo dell’interesse della donna e sapendo che sarà da lei compreso:

Gesù le disse: «Donna, credimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa». Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!» (Giovanni 4  21-26)

Fine dei sacrifici

L’ora viene, anzi è già venuta” è annuncio della morte e della resurrezione di Gesù, del sacrificio unico che rappresenta la fine dei sacrifici e dei culti nei templi, in ogni tempio, anche nel Tempio di Gerusalemme.

In effetti i luoghi sacri sono dei luoghi nei quali qualcuno pensa che si possa in maniera privilegiata o esclusiva adorare Dio ed essergli vicino, e soprattutto renderselo benigno in cambio di qualcosa: un animale, un’offerta in denaro, una preghiera, un rituale, un atto di devozione particolare.

L’idea di base è che bisogna dare al Signore qualcosa in cambio per esserne beneficiati o accettati o ripristinati nelle sue grazie. Non è del tutto così per l’Antico Testamento, ma probabilmente era così nella pratica del Tempio di Gerusalemme. Anche perché è proprio umano questa idea di uno scambio, di un dare per avere, anche con la divinità.

Gesù Cristo invece realizza questo sacrificio, ultimo e definitivo, che è la sua morte e resurrezione, e pone fine così a questa esigenza di adorazione in un luogo preciso, e alla logica di baratto con Dio.

No dunque ai luoghi sacri, luoghi ritenuti speciali, quasi magici. Ma anche no alla logica del “dare e avere” riferita a Dio. E questo vale, è forse superfluo ricordarlo, anche per voti, preghiere, sacrifici, ed anche per il seguire una certa morale, certe prescrizioni, per ottenere favore e salvezza da Dio, o -come alcuni dicono- per guadagnarsi il paradiso.

Come adorare

Sono io che ti parlo”, il culmine del discorso con la samaritana, significa non solo che Gesù è il Messia, Colui che stavano aspettando, ma anche che la possibilità di adorare il vero Dio esiste già adesso senza aspettare la fine dei tempi. Noi infatti grazie a Gesù già oggi possiamo adorare e affidarci a Dio.

In che modo allora si deve vivere la propria vita in rapporto a Dio? Cosa significa veramente adorare Dio? È vivere nella fede “in spirito e verità”.

In verità significa secondo l’insegnamento di Gesù stesso, secondo quanto Egli ci ha svelato. E in spirito significa attraverso lo Spirito santo, questa adorazione dunque non è più rito o cosa terrena, ma è già come fossimo dopo la fine dei tempi, come fossimo a faccia a faccia con il Signore fin d’ora.

Con la morte e resurrezione di Gesù e con la seguente discesa dello Spirito ecco dunque che cambia o dovrebbe cambiare sostanzialmente il modo di vivere dei credenti.

Eternità e tradizione

C’è un rapporto dunque nella vita quotidiana con l’eternità, allora si può avere un rapporto nuovo con la tradizione. Le tradizioni, specie quelle religiose, sono viste infatti di solito come una garanzia nel mondo che cambia continuamente. Anzi per molti l’antichità del rito è sinonimo della sua autenticità o importanza.

Gesù invece mostra una grande libertà verso le tradizioni, perché è Dio certamente, ma dona anche a noi la libertà di cercare di comprendere le cose nuove del nostro mondo e di affrontarle senza guardare a tradizioni passate come a vincoli, ma stando attenti alla verità del suo messaggio.

Questo significa valutare ogni cosa, e se ad esempio una tradizione ha oggi un altro significato rispetto al passato nel contesto odierno, si può e si deve superarla per rimanere più autenticamente vicini al senso del messaggio biblico.

Questo può spaventare qualcuno, c’è la paura di sbagliare nel nuovo, c’è la preoccupazione di lasciare la strada vecchia per la incerta nuova. Si pensi ad esempio ai movimenti fondamentalisti in ogni religione, che fanno spesso leva su questa paura del nuovo, salvo poi in nome del passato innovare sostanzialmente. Però l’annuncio di grazia significa già grazia preventiva ed efficace per i nostri errori e ci dovrebbe far andare avanti nel domani, senza paura di sbagliare e con il coraggio di cambiare.

Lo spirito

Siamo già graziati, dunque, già beneficiati dal Signore, già con lui per sempre. Anche se nel nostro cuore abbiamo tante richieste per il Signore, tante incertezze e domande,  nondimeno dovremmo vivere in un rapporto di fiducia per il suo intervento e la sua grazia verso di noi.

E questo dà anche la possibilità di pensare in grande e non in piccolo. Diciamo alle volte giustamente “nel nostro piccolo possiamo fare questo e quello”. È un non montarsi la testa, giustissimo, ma spesse volte diviene “nel nostro piccolo abbiamo poco da fare e da dire…

Invece aver ricevuto grazia dal Signore, ricevere giorno per giorno il suo Spirito, essere incamminati nella via della verità, sebbene niente di tutto questo è in nostra proprietà ma sempre dono del Signore, tutto questo dicevo ci dovrebbe far divenire coloro che hanno grandi idee per sé e la società. Che pensano sia possibile una vita e un mondo migliori, con condivisione e non con paura di spartire doni, con giustizia e non con calcolo…

La domanda non sarà dunque si deve adorare qui o là, ma: ”abbiamo ricevuto ogni cosa, come metterla meglio a frutto? Come non arrendersi alle cose che non vanno?” Siamo infatti il popolo salvato dal Signore che lo guida in spirito e verità, niente di meno, grazie a Dio. La domanda come chiesa e come singoli divine allora: “Cosa posso fare di grande e di giusto oggi?” Amen


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