Nella lingua italiana abbiamo questo termine tipico per indicare l’azione di chi non si assume la propria responsabilità personale, ma chiama in causa altri, scaricando sulle spalle degli altri la responsabilità dei propri errori. Nel mirabile racconto del Giardino, un racconto parabolico, non realistico, ma che vuole riflettere sulla responsabilità umana nel fare il male, c’è questa finezza, diciamo così, di mostrare come lo scaricabarile sia, comunque lo si chiami, una predisposizione dell’errare umano.
L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». Dio il SIGNORE disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato». (Genesi 3:12-13)
L’uomo accusa la donna, e neanche troppo velatamente Dio stesso, per avergliela messa vicino, poi la donna scarica sul serpente. Alla fine dello scaricabarile arriva dunque il serpente, che poi sarà identificato con il diavolo (ma non c’è traccia di questo nel testo), che non si può discolpare. In effetti però molti hanno avuto, nel passato almeno, la tentazione di ricorrere al diavolo come colpevole. Ma a ben guardare infine allora il colpevole sarebbe Dio stesso…
Ecco il motivo per il quale ci dovrebbe essere periodicamente un momento di nostra provata confessione al Signore. Non perché siamo peggiori o migliori di altri, ma perché serve sempre ricordarsi che le responsabilità sono personali.