Il passo di oggi è un racconto lungo di guarigione, ma quello che ci interessa è ciò che fa e dice Gesù rispetto alla fede delle persone lì presenti.
Marco 9:14-27 Giunti presso i discepoli, videro intorno a loro una gran folla e degli scribi che discutevano con loro. Subito tutta la gente, come vide Gesù, fu sorpresa e accorse a salutarlo. Egli domandò: «Di che cosa discutete con loro?»
L’episodio inizia dunque con un assembramento di persone che stanno assistendo a una disputa fra degli scribi e dei discepoli di Gesù. Quando Gesù arriva chiede loro il motivo della discussione, ma subito c’è chi ha una vera urgenza:
Uno della folla gli rispose: «Maestro, ho condotto da te mio figlio che ha uno spirito muto; e, quando si impadronisce di lui, dovunque sia, lo fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido. Ho detto ai tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto».
Lo spirito muto è una rappresentazione della malattia che avevano a quel tempo. Si vede anche da quello descritto dopo che il ragazzo doveva avere attacchi di epilessia.
L’uomo ha portato ai discepoli di Gesù il suo ragazzo perché fosse guarito. Però loro non hanno potuto e Gesù ha una reazione che ci sorprende un po’.
Gesù disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me».
Non sappiamo se i discepoli avessero realmente potuto guarirlo, quello che sappiamo è che invece si sono messi a discutere in un grande assembramento su idee e su teorie. Forse per questo Gesù è indignato, per la scarsa considerazione verso il ragazzo. Che infatti si fa subito portare.
Glielo condussero; e come vide Gesù, subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni; e, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù domandò al padre: «Da quanto tempo gli avviene questo?» Egli disse: «Dalla sua infanzia; e spesse volte lo ha gettato anche nel fuoco e nell’acqua per farlo perire; ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
È chiaro che il padre non sa più a chi rivolgersi. Medici e sacerdoti, guaritori e chissà chi altri non hanno potuto far niente. Ora è giunto da Gesù, con un misto di fiducia e di rassegnazione. Dice infatti “se puoi fare qualcosa”. Dopo tanti anni anche la speranza si affievolisce, e si fanno ancora tentativi sempre con meno convinzione.
E Gesù: «Dici: “Se puoi!” Ogni cosa è possibile per chi crede». Subito il padre del bambino esclamò: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità».
Qui abbiamo il paradosso della fede. Io credo, ma anche sono incredulo, ma anche chiedo al Signore di aver fede. Prima Gesù ha avuto parole forti contro la generazione incredula. Quelli discutono e si accapigliano non pensando al benessere del ragazzo. Qui invece abbiamo il padre del ragazzo, che è prostrato da tanto tempo di sconfitte e dolore, di aspettative trovatesi infondate. Ma il padre del ragazzo farebbe di tutto per salvarlo. Anche credere oltre le sue capacità, come se la fede fosse un impegno… Gesù in questo caso non lo condanna, ma invece guarisce il figlio.
Gesù, vedendo che la folla accorreva, sgridò lo spirito immondo, dicendogli: «Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non rientrarvi più». Lo spirito, gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto, e quasi tutti dicevano: «È morto».
Ecco quasi tutti sono increduli, ancora adesso che il Signore ha parlato lo dicono morto. Che generazione incredula siamo, dubitiamo fino in fondo della potenza salvifica del nostro Signore Gesù Cristo.
Ma Gesù lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Gesù prende per la mano il ragazzo, lo solleva e il ragazzo si alza in piedi guarito.
Senza fede siamo come a terra, siamo sbattuti qua e là dalle cose che succedono, buoni soli a chiacchierare senza costrutto, nel fondo dell’animo disperati. Ma Gesù ci prende per la mano e ci viene in aiuto nella nostra incredulità per darci una speranza che sfida ogni cosa. A Lui sia la gloria. Amen