L’evangelo di Matteo inizia con la genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo. In questo modo l’evangelista si preoccupa di mostrare che Gesù non nasce dal nulla, ma all’interno di una lunga storia. Seguono quindi una lunga lista di nomi ed infine sta scritto:
Matteo 1:17 Così, da Abraamo fino a Davide sono in tutto quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni.
Non solo dunque c’è una lunga fila di generazioni che portano a Gesù, non solo Gesù è discendente d’Abramo e del re Davide, ma c’è un conto di generazioni ripetuto, due volte sette, che corrisponde ad avvenimenti importati della storia del popolo di Israele, che infine fa arrivare a Gesù Cristo.
Quello che scrive Matteo è un modo di annunciare che Gesù era proprio il Messia atteso. E questo sarà ribadito da tante altre profezie che si realizzano, da tanti annunci degli antichi profeti, che si vedono realizzate in Gesù Cristo.
Ma Matteo comunicandoci la scoperta del numero delle generazioni, ci dà anche un annuncio oltremodo rassicurante: il Salvatore arriva non per un caso, e ovviamente non poteva essere così, ma nemmeno per una repentina decisione del Signore, ma è invece un evento previsto, organizzato e portato avanti dal Signore fin dall’inizio dei tempi.
Gesù Cristo è dunque, proprio Colui che doveva arrivare per realizzare la salvezza e adempiere i progetti di Dio per l’intera umanità. E questo mostra anche la capacità del Signore di essere fedele alle sue promesse all’interno della storia umana.
Infatti il Signore ha la capacità di intervenire nella storia umana, pur lasciando la libertà degli individui, con tutte le cose che non vanno, le decisioni sconsiderate, i tradimenti e le catastrofi… portando avanti in maniera silenziosa, ma del tutto sicura, il suo progetto di benignità e vita. E questo messaggio dà serenità.
Non che tutto sia scritto e deciso, ma pur nella possibilità umana di fare ciò che vuole su questa terra, nondimeno il Signore porta avanti i suoi progetti di salvezza per l’umanità e per noi stessi.
Per noi che siamo alle volte preoccupati e un po’ disperati per come vanno le cose, nel mondo e a noi stessi, questo dà sicurezza. Siamo liberi, ma non abbandonati, autonomi, ma non dimenticati. Doloranti, ma non sconfitti, preoccupati, ma non perduti.
Siamo nelle mani di Dio, non come burattini, ma come persone amate e sostenute dal Signore, che ci dà un futuro e una speranza. Per questo rendiamo grazie al Signore nei secoli dei secoli. Amen