Sei proprio tu?

Giovanni il Battista, il precursore di Gesù, figura del tempo di Avvento, annuncia che Gesù è il Messia che si stava aspettando, ma poi viene messo in prigione, come si legge:

Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» Matteo 11:2-6

La domanda di Giovanni il Battista è precisa. Ed è quella di un uomo che ha messo tutto sé stesso nella missione di annunciare il Messia, che ha testimoniato che Colui che si era fatto battezzare poco tempo prima era il Messia e ora si trova in prigione. Una prigione da cui sa che non uscirà vivo. Una prigione da cui sembrano trionfare i blasfemi re del suo tempo.

La domanda quindi è legittima e in fondo dovuta, perché Gesù non si sta rivelando ancora come il Messia che Giovanni si aspettava, un Messia guerriero e vincitore, o forse Giovanni lo vede troppo lento nel rivelarsi.

Noi lo capiamo bene. Alle volte abbiamo sperato nel nostro buon pastore, abbiamo affidato la nostra vita a Gesù Cristo, e poi succedono cose che ci fanno un po’ disperare. Dove sei Signore? Perché Signore?

La risposta di Gesù è quanto di più netto si possa avere, ma bisogna intenderla.

Gesù rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri.

Andate a riferire. Non parole, ma testimoniate quello che vedete. Cose concrete. Fatti, non opinioni.

E ciò che i discepoli vedono sono guarigioni e annuncio della buona notizia ai poveri. Sono proprio i segni che si aspettavano che il Messia facesse. Dunque la risposta di Gesù è che proprio lui è il Messia.

E poi aggiunge.

Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!»

Non è affatto un rimprovero, ma un incoraggiamento. Beato, felice se non ti scandalizzi, se non perdi fede in me, se −anche se nella sofferenza della prigione− continui a sperare ed affidarti al tuo Dio. Infatti anche se la situazione concreta non cambia, anche se la prospettiva è comunque la morte nella prigione diverrai beato, felice.

Proprio così. Quando noi siamo in una situazione difficile, se perdiamo la speranza nel Signore, siamo presto distrutti. Altre volte, magari le difficoltà sono anche più grandi, ma confidando in Dio il nostro cuore non vacilla, anzi riceviamo una pace interiore, una serenità, diveniamo beati.

Per questo è importante che leggiamo delle guarigioni e degli interventi salvifici di Gesù. Per questo è importante celebrare Pasqua e Natale, con il loro annuncio di grazia. Per questo è anche importante avere qualche persona che viene a parlarci della grandezza di Dio e del suo intervento nella propria vita. Perché ci portano la buona notizia dell’evangelo, che ci rende beati in ogni tempo. Amen


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