Ma ora c’è grazia

“Ora però…”, l’apostolo Paolo, dopo aver spiegato ciò che viene riassunto con “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”, come con un profondo sospiro di sollievo, indica una svolta definitiva. È l’annuncio della giustificazione per sola grazia, il centro del messaggio di Gesù Cristo. Molti i passi ne parlano, lo leggiamo ora in Romani 3:21-28.

Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.

Dunque sia quelli che seguono la Legge di Dio, gli ebrei, sia quelli che non la seguono, i pagani, sarebbero spacciati, ma dice l’apostolo, come già prevedevano la legge e i profeti, cioè le Scritture ebraiche (si presti attenzione a questo doppio uso del termine), ora sono giustificati per la grazia gratuita di Dio in Gesù Cristo.

Per esser chiaro, l’apostolo aggiunge:

Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.

Nel sacrificio di Gesù Cristo sulla croce abbiamo la realizzazione della giustizia di Dio e attraverso la fede si rende effettiva questa giustificazione nella vita dei credenti. Ma anche la fede è dono di Dio e dunque conclude l’apostolo:

Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.

privi della gloria

L’essere umano e tutta l’umanità nel suo complesso, se non fosse per la grazia di Dio, sarebbe condannata. Spesso gli storici si sforzano di spiegare ai nostri contemporanei che nel Medioevo fino al tempo della Riforma, le persone erano turbate e ossessionate dalla paura dell’inferno, che eseguiva la condanna. E cercano di spiegare ai nostri contemporanei, che sembrano loro su questo tema distanti, tranquilli e quasi spavaldi, quello che significava a quei tempi. Certo la storia è interessante, ma dicendo così, è come se questo testo non ci riguardasse, non riguardasse ogni essere umano in ogni epoca. Invece ci riguarda.

Infatti la condanna di cui qui si parla è espressa dicendo: essere privi della gloria di Dio. Dunque non ha a che fare con qualcosa che a da venire, come l’inferno, ma con il presente, con il quotidiano vivere di quelli d’un tempo e di noi, oggi. La condanna non è solo futura, o forse è solo condanna presente: quella di non avere possibilità nella nostra esistenza di fare qualcosa di giusto, di perfetto, di vero, di eterno…

Nonostante le buone premesse della propria vita, nonostante gli sforzi e l’attenzione per essere giusti e socievoli con il prossimo, nonostante l’amore che tentiamo, la vita di per sé stessa diviene fallimentare. E vale per l’umanità nel suo complesso, dove i problemi non sono mai risolti e le ingiustizie mai superate…

Nessuno è perfetto, detto come una giustificazione per i propri limiti, è in realtà una condanna. Certe volte ne prendiamo coscienza amaramente, altre volte cerchiamo di sforzarci di più per vedere infine che non ne veniamo mai a capo, oppure alle volte facciamo finta di niente oppure ci illudiamo di essere perfetti.

A questa umanità allo sbando, intorpidita e perplessa, ormai rassegnata, convinta che non vada bene né la propria vita, né la società, a chi dice che non c’è speranza né di giustizia, né di significato del vivere, parla questo testo. E parlavano i riformatori. E dovrebbero parlare i cristiani oggi.

giustificazione

Ebbene siamo tutti condannati, dice il testo, chi in un verso chi in un altro, ma ora! Ora, vale a dire con la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, si apre una nuova epoca, invece di condanna c’è giustificazione. Infatti in Paolo il termine opposto alla condanna è la giustificazione, l’essere visti giusti da Dio. E ciò si realizza per te e per me nella fede in questo Salvatore propizio, di questo campione vincente scelto da Dio.

Ma io? Io ce la farò?” Si potrebbe domandare qualcuno. No, non è una domanda giusta, se ti domandi “ho abbastanza fede” o “ce la farò” stai ancora ragionando nella vecchia mentalità della Legge, del dare e dell’avere.

No, la Legge ti mostra, se ce fosse bisogno, il tuo stato di imperfezione, ma non ti trasforma. La Legge sancisce lo stato di fatto, come la condanna di un giudice decreta che sei stato fuorilegge, perché hai fatto questo e quest’altro, invece il giudizio di Dio misericordioso, che fa grazia, crea uno stato di grazia.

È la giustificazione dell’empio un concetto inaudito, non solo per una certa religiosità, ma anche per una qualsiasi morale. Questo ha creato opposizione e la crea ancor oggi all’annuncio puro di salvezza per grazia, questo fra l’altro fa sì che la chiesa oltre ad annunciare salvezza in Cristo non abbia altro potere. Ma qui è la buona notizia dell’evangelo, qui la novità assoluta del messaggio di Gesù Cristo. E qui è la sua forza trasformatrice.

vivere con fede

La grazia infatti nella giustificazione inizia ad agire verso di noi, dunque, in un incerto credere in Gesù Cristo, in uno sperare timido e incredulo sul fatto che ci sia salvezza. La grazia agisce con la fede, dunque, in quella piccola fede che dice: non posso che affidarmi al Cristo.

Guardando alla nostra vita con fede, scopriamo allora di avere una vita davanti a noi piena della grazia di Dio. Una vita da vivere nella fede in un Salvatore che mi salva dalle conseguenze dei miei errori, come da quelli degli altri.

Una grazia che mi pone in questo mondo come non inferiore a nessuno, che mi permette di essere un enfant terrible ad ogni età, di non arrendermi verso i moralisti più penosi, verso il potere più sfacciato, verso la mancanza di bellezza della nostra società, verso chi sostiene che la morte sia definitiva…

Ma invece la grazia mi fa essere chi sa costruire e progettare cose vere, mi fa essere fra coloro che cercano beatitudini, mi mette alla ricerca della bellezza e della santità della gloria di Dio in questo mondo. E non in un distacco dalla realtà, ma dentro questa umanità: dolente e violenta, derubata e ingiusta, folle e furba, ma non annientata e non abbandonata e non condannata dal Signore giusto e misericordioso, che ci giustifica gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù, cui sempre sia la gloria. Amen


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