Scritto nei cieli

Gesù ad un certo punto del suo ministero, per raggiungere più persone possibili scelse settanta discepoli e li mandò a due a due in giro per i villaggi e le campagne ad annunciare il suo messaggio e a guarire i malati.
Questi andarono e ebbero grande successo, perché lo Spirito stesso del Signore li sosteneva…

Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome».
Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore.
Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male.
Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». (Luca 10,17-20)

Ecco dunque che i discepoli ritornano pieni di gioia e, possiamo immaginare, pieni anche di un certo orgoglio per quello che hanno potuto fare.
Adesso sono probabilmente molto più sicuri di quando erano partiti, adesso che hanno visto che tramite loro i malati guarivano, la gente riceveva fede… e forse c’è anche una esaltazione per aver acquistato una tale potenza. Non che avranno pensato di guadagnarci, ma probabilmente si sentono quasi invincibili.

Non è quello che conta però, gli dice Gesù. In fondo hanno potuto fare quello che hanno fatto solo perché Gesù gli ha dato potenza, li ha chiamati ad un compito e gli ha dato gli strumenti per realizzarlo. Come qualcuno non si deve credere più di ciò che è per il potere umano, così questo vale anche per quando si hanno doni dal Signore.

Ma non solo, non bisogna scambiare la potenza che hanno ricevuta con un segno di salvezza del Signore. Quando verranno i momenti in cui non avranno più il potere di camminare sopra i serpenti o –ben più importante– quello di guarire gli ammalati, quando diverranno essi stessi degli ammalati, o saranno divenuti anziani e incerti sulle loro gambe, non vorrà dire che saranno stati abbandonati dal Signore, non vorrà dire che sarà il momento della tristezza e di non rallegrarsi invece sempre nel Signore. Così anche a coloro che oggi soffrono del terremoto ricorderemo che non per questo il Signore è lontano, anzi. Che niente può distruggere la nostra speranza cristiana.

Perché la cosa importante è che il nostro nome sia scritto nei cieli. Che la salvezza che ci è stata donata sia eterna. Assicurata nell’alto dei cieli, protetta contro ogni attacco del mondo.

Questa immagine del nome scritto nei cieli, che ritroviamo anche nell’Apocalisse con il libro dei salvati, è un’immagine potente.

Il nome infatti indica da una parte la persona completa, il riassunto di ciò che siamo, la conoscenza completa che Dio ha di noi, che quindi ci può far risorgere così come ci ha creati.
Ma nel conoscere il nome c’è anche familiarità, amicizia: Dio ci conosce per nome, ci chiama per nome, noi siamo quindi conosciuti e apprezzati dal Signore.
E il nostro nome è custodito da Lui, anche se noi dovessimo un giorno dimenticare il nostro stesso nome, anche se non saremo più su questa terra…

Il nostro nome è scritto nei cieli! Questo è il nostro vanto, questo ci dà sicurezza ed è sempre un motivo per farci rallegrare.
Amen


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