Umiltà e fiducia

L’evangelista Luca ci racconta un episodio eccezionale di Gesù e un centurione romano.
Eccezionale per vari aspetti. Prima di tutto c’è un centurione, persona potente e temuta e occupante della zona, che si attiva per un suo servo, anzi traducendo bene per un suo schiavo, malato e in fin di vita.

Poi c’è tutta la questione di purezza/impurità che divide gli abitanti di quella zona. E il centurione la prende sul serio con rispetto, nonostante tutto, ed allora prima manda degli anziani della comunità ebraica, che ricordano che ha anche sovvenuto alle spese della sinagoga, poi il centurione, come essendosi reso conto che la richiesta poteva essere anche rifiutata non potendo degli ebrei rimanere puri se venivano in casa sua, manda degli amici che dicono che egli rispetta l’idea che Gesù non possa entrare in casa sua, ma lo prega di intervenire senza por indugio attraverso la sua parola potente. Senza andare direttamente. Infatti dice anche lui è sottoposto ad altri e ha persone sotto di lui e basta dare un ordine per cui questo sia eseguito.
Eccezionale in effetti per questa richiesta che si fida della parola di Gesù, anzi solo della sua volontà. Una preghiera che testimonia la fede in Gesù Cristo, non come quella in un guaritore più o meno potente, ma fede in Gesù come il Signore.

Questo passo ci insegna varie cose: il pregare per gli altri, certamente, senza sentirsi superiori, ma con umana simpatia. Ma soprattutto il non chiedersi come farà il Signore per intervenire. Il Signore infatti non è limitato come gli esseri umani, noi non dobbiamo indicare il modo di operare a Dio o al contrario dichiarare impossibile qualcosa perché non sappiamo come farla noi stessi, come si sente dire ad esempio a proposito della resurrezione.

Ed in più c’è anche questa umiltà di sapere che ci sono cose che possiamo decidere e cose o persone cui siamo sottoposti… in un tempo che fa dell’autonomia un mito, ecco che ci ricorda i nostri limiti.

E comunque sia, siamo come soldati del Signore sottoposti a lui, non del tutto autonomi, ma sudditi dell’unico re, che è però misericordioso e amichevole e Colui che ci dà salvezza. Amen

Luca 7:1-10 Dopo che egli ebbe terminato tutti questi discorsi davanti al popolo che l’ascoltava, entrò in Capernaum.
Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per morire;
avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo.
Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo;
perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».
Gesù s’incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest’incomodo, perché io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;
perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.
Perché anch’io sono uomo sottoposto all’autorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Vai”, ed egli va; a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa».
Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una così gran fede!»
E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.


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