Testimonianza e persecuzione

Le beatitudini1: questo dichiarare felici, fortunate, le persone che sono pacifiche, compassionevoli, non violente… ci dicono che il Signore guarda alla vita delle persone in modo differente dal mondo, con priorità diverse rispetto a quelli che sono i valori del mondo, al rovescio in un certo senso di quello che di solito si pensa sia buono e desiderabile per il nostro presente e futuro.

Questo vale anche quando si parla alla fine della beatitudine particolare che riguarda coloro che sono perseguitati perché credono in Gesù Cristo.
E qui non possiamo che ricordare i tanti cristiani che in zone da noi lontane del mondo sono perseguitati in quanto cristiani. Porte Aperte, un’organizzazione che sostiene le chiese cristiane perseguitate, stima che nel 2015 appena concluso molti sono stati perseguitati e ben 7’100 i cristiani uccisi solo in quanto cristiani.

Per questi uccisi vogliamo avere ora un momento di silenzio

Modo e fine dell’annuncio
Non pensiamo che tutti questi cristiani si siano particolarmente esposti in maniera fanatica ai persecutori, ai loro uccisori… Certo alcuni come antichi profeti hanno sfidato i regimi e i violenti, ma il cristiano è un annunciatore dell’evangelo alle volte anche solo con la sua presenza, chi infatti conosce le grandi opere di Dio, la salvezza portata dal Cristo per l’umanità, diviene sale e luce per la sua società.
Infatti il cristiano testimonia o annuncia non solo parlando, spesso è solo una questione di muta testimonianza, di scelte individuali contro il totalitarismo (come in Corea del Nord e in Eritrea ai primi posti nelle persecuzioni), alle volte con responsabilità dicono no all’andazzo comune, altre volte solo non si schierano entusiasti per le follie del dittatore.

Eppure oggi nei nostri paesi abbiamo molti cristiani che rischiano di non essere né sale né luce, e non è questione di gridare forte di chiassose sparate politiche, spesso strumentali.
Infatti l’annuncio di Cristo non è questione culturale o identitaria, e non è solo una questione etica e non è solo una questione politica, e non è mai di bassa politica, ma come dice il nostro testo viene fatta: affinché ringrazino il Padre.
È una questione allora di portare gli esseri umani a riconoscere non solo e non tanto l’esistenza del Creatore, che molti comunque hanno, ma sopratutto a lodare il Signore per la salvezza che porta in Gesù Cristo, a chiamarlo Padre per la sua misericordia, ad ammirare e ricevere il suo disegno di salvezza.
Infatti la luce che portano i cristiani, l’annuncio della luce del mondo, è qualcosa di positivo gioioso, di vitale per ogni essere umano. Che fa ritrovare speranza e coraggio, che fa cercare la giustizia e la pace, che ti rende beato dunque pur in mezzo alle persecuzioni e al non-senso del mondo.

Insieme come comunità
Come essere sale e luce? Voi siete, dice Gesù. Lo siamo già per il suo Spirito che soffia, ma lo siamo insieme.
Lo siamo come fossimo una città. La vocazione che il Cristo ci rivolge investe la chiesa nel suo complesso, la chiesa che è in ogni luogo del mondo e la chiesa del mondo nel suo complesso.
È l’annuncio di una comunità aperta, oltre tutte le chiusure,
non solo come singoli ma come comunione di persone che testimonia e arricchisce il nostro mondo.
Perché serve la testimonianza di tutti, sia per raggiungere tutti, sia perché per essere da testimonianza alla società dobbiamo avere lo spessore di essere una comunità.

Nella Settimana ecumenica d’altronde è chiaro che la testimonianza non è solo dei singoli e nemmeno di una parte, ma è qualcosa di complessivo.
Siamo ecumenici, dunque, per rispetto ai cristiani perseguitati nel mondo, che ci chiedono di essere solidali con loro, senza guardare alle differenze confessionali.
Siamo ecumenici per portare gli uni agli altri il messaggio di grazia del nostro Signore.
Siamo ecumenici, perché abbiamo da portare efficacemente la parola di vita del Cristo, e questa sì che come il sale dà sapore alla vita del nostro prossimo e della società umana.
Siamo ecumenici per portare l’annuncio di Gesù Cristo che illumina le tenebre, dà speranza e coraggio ad ognuno.

Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio:
Dio dona loro il suo regno.
Beati quelli che sono nella tristezza:
Dio li consolerà.
Beati quelli che non sono violenti:
Dio darà loro la terra promessa.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia:
Dio esaudirà i loro desideri.
Beati quelli che hanno compassione degli altri:
Dio avrà compassione di loro.
Beati quelli che sono puri di cuore:
essi vedranno Dio.
Beati quelli che diffondono la pace:
Dio li accoglierà come suoi figli.
Beati quelli che sono perseguitati perché fanno la volontà di Dio:
Dio dona loro il suo regno.
Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi
perché avete creduto in me. Siate lieti e contenti, perché Dio vi ha preparato in cielo una grande
ricompensa: infatti, prima di voi, anche i profeti furono perseguitati.
Siete voi il sale del mondo. Ma se il sale perde il suo sapore, come si potrà ridarglielo? Ormai non serve più a nulla; non resta che buttarlo via, e la gente lo calpesta. Siete voi la luce del mondo.
Una città costruita sopra una montagna non può rimanere nascosta. Non si accende una lampada per
metterla sotto un secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono
nella casa. Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi
fate e ringrazino il Padre vostro che è in cielo. (Matteo 5,3-16 versione TILC)

Amen

  1. Questa è la traccia della predicazione sulle beatitudini in occasione degli incontri ecumenici della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2016.

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