La figura di Giuseppe

La figura di Giuseppe è molto importante, ma un po’ trascurata. L’evangelista Matteo ce ne parla nei racconti della nascita. Poi scompare, sarà già morto -pensano in molti- quando Gesù iniziava a predicare.

Per questo si era diffusa la credenza che fosse molto vecchio. A parte che descriverlo già vecchio, rispetto a Maria che è una ragazza che probabilmente oggi sarebbe minorenne, visto che si sposavano molto presto, apre ad una serie di ben poco edificanti riflessioni. A parte non considerare l’alta mortalità dei tempi antichi. Però nella Bibbia, nella Scrittura, non c’è assolutamente niente di tutto questo, anzi c’è un testo come questo che ce lo presenta come un uomo giusto, cioè un uomo timorato di Dio e che seguiva la legge del Signore.

Purtroppo alcune volte si vuole sapere un po’ di più di ciò che è scritto e si scambiano interpretazioni o fantasie per qualcosa di vero, è avvenuto spesso nella storia, ma alla fine si presentano solo idee umane. Infatti se nella Scrittura non c’è qualcosa vuol dire che non è importante.

Invece ciò che ci viene detto di Giuseppe è importante. Certo con i bambini, a cui spesso raccontiamo le storie di Natale, è anche un po’ difficile parlarne per via di questo fatto che Maria è incinta senza che lui lo sappia.

Eppure la figura di Giuseppe, non è solo importante per il racconto, ma è fondamentale nella storia della salvezza.

La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente.
Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo.
Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».
Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».
Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie;
e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.(Matteo 1:18-25)

Prima di tutto egli deve accettare, in parallelo con Maria, questa strana gravidanza. Certo Maria riceve la visita dell’angelo, come Giuseppe riceve un sogno. Ma Maria poi sente crescere il figlio in sé sapendo che è qualcosa di miracoloso come annunciato.

Mentre Giuseppe si trova ad aver scoperto quello che succede, e poi quando si sta decidendo a seguire ciò che prescriveva la legge, la rottura del fidanzamento, ma senza clamore, si deve fidare della parola di un sogno. Non può essere sicuro come Maria, che non ci sia una truffa.

In questo egli agisce andando oltre le prescrizioni della legge e fidandosi della Parola di Dio. Un comportamento che troveremo applicato da Gesù ad esempio nelle guarigioni di sabato, ed anche insegnato da Gesù contro il legalismo.

dare il nome

Giuseppe poi deve dargli il nome, Dio salva, non un nome qualsiasi dunque, ma il nome che annuncia salvezza, che lo farà riconoscere come Emanuele, come il Dio in terra.

Ma dare il nome significa anche riconoscerlo come proprio figlio e dunque farlo divenire discendente di Davide, come è Giuseppe, come si vuole che sia il Messia. E il nome e la discendenza da Davide insieme annunciano che è Colui che doveva arrivare.

Qui nella nostra mentalità genetica, non ragioniamo sulla forza della legge, che quando qualcuno riconosce un figlio è figlio in pieno a tutti gli effetti. invece c’è serietà in questo e non ci sono pensieri nascosti.

crescerlo

Giuseppe poi dovrà provvedere a proteggere Gesù, appena nato dalla ferocia di Erode, e poi durante il suo sviluppo, insieme alla sua numerosa famiglia. E ritroviamo Giuseppe che si preoccupa di Gesù dodicenne un volta che erano stati al tempio tutti in insieme.

Eppure Giuseppe non vedrà niente della grandezza annunciata. Però farà la cosa giusta, farà come Dio gli dice. Per questo Giuseppe non solo è fondamentale per la storia della salvezza, ma è anche d’esempio per i credenti.

Anche noi spesso siamo chiamati dal Signore a fare la cosa giusta in un mondo ingiusto oppure contro le consuetudini del tempo, se queste sono sbagliate per quella situazione.

Ma oggi se non vediamo subito il risultato diciamo che non ne vale la pena.

Riflettiamo che un bambino nella mangiatoia non era niente in quel momento, ma era il Salvatore.
Quello di Giuseppe era un investimento nel futuro, ma senza sapere quanto avrebbe guadagnato. E il guadagno non sarebbe stato solo suo, ma per il popolo tutto.

incarnazione

Adesso noi stiamo in una dimensione differente. Il fatto che il Salvatore sia venuto, che noi abbiamo un Salvatore. Il fatto che sia risuscitato mostrandosi al di sopra della morte, dunque il vero Salvatore della vita nostra, di tutto noi stessi, ci dice che noi abbiamo come già ricevuto un capitale.

Noi facendo ciò che il Signore ci chiede non investiamo qualcosa di nostro, ma spendiamo ciò che già ci è stato regalato.

Dio con noi, l’incarnazione dovrebbe cambiare ogni nostra visione riguardo a Dio e alla vita. Qui sta la gioia e la forza del Natale. Questo Salvatore atteso, è arrivato ed ha anche vinto e che non ci lascia. Un salvatore che conosciamo, in cui non c’è mistero, ma solo speranza.

E certamente ci sono momenti incerti, nei nostri giorni terrestri, ma la conclusione non cambia, il fatto che Egli ha in mano ogni cosa, ci rende ancor più saldi di Giuseppe nell’affrontare le incognite e le difficoltà della vita. Ci fa essere portatori di luce, di quella luce che splende nelle tenebre e mai sarà sopraffatta: Gesù il Cristo.


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